Tregua infranta ad Aleppo, martoriata città della Siria divisa tra miliziani e truppe governative. “Siamo stupiti quando sentiamo dire che la guerra ad Aleppo è finita”, dice Padre Ibrahim Sabbagh, Parroco della Comunità latina di Aleppo, in un’intervista a Tv2000. “Abbiamo tanta paura – ribadisce -, per questo abbiamo fissato la messa di Natale nel pomeriggio perché vogliamo mandare la gente il più presto possibile a casa”. “Abbiamo paura – ha poi aggiunto il parroco – che qualche gruppo di miliziani si sia preparato per lanciare diversi missili di grande potenza durante la notte di Natale”.
Padre Ibrahim ha anche ribadito il proseguo degli scontri armati, nonostante il “cessate il fuoco” proclamato da Assad e richiesto dall’Onu. “I combattimenti continuano, si sono sentiti questa notte e durante la giornata. Sono diminuiti rispetto ad una settimana fa, ma ci sono ancora” ha evidenziato padre Sabbagh. “Abbiamo saputo che i bombardamenti nella zona occidentale e la caduta di missili sulla popolazione di questa mattina hanno provocato 7 morti, di cui 2 bambini, e 50 feriti”. Ieri mattina alcuni miliziani sciiti lealisti hanno aperto il fuoco su un convoglio che doveva evacuare dei feriti dalla parte est della città verso le zone libere, provocando vittime.
Nonostante la televisione siriana stia mostrando le immagini di ambulanze e autobus che attendono di entrare nell’area ancora controllata dai ribelli per portare fuori i civili, Padre Ibrahim (che vive nella zona Ovest) accusa che da giorni non riesce a mettersi in contatto con alcune persone della zona orientale. “Purtroppo non riusciamo a contattare nessuno – avverte -. Tutte le linee telefoniche, i cellulari, compreso internet, non sono rintracciabili. Non c’è altro modo per contattare la gente, non sappiamo assolutamente cosa stia succedendo”, ha concluso allarmato alla tv dei vescovi.
Pochi giorni fa, il capo di Stato Maggiore russo, Serghei Rudskoy, aveva assicurato che i “terroristi” erano ormai “circondati” e denunciava al contempo torture ed esecuzioni per mano della “cosiddetta opposizione moderata” sui civili inermi. Di altro parere però l’Onu che, nelle stesse ore, evidenziava come centinaia di uomini di età tra i 30 e i 50 anni fossero scomparsi nel nulla dopo essere fuggiti da Aleppo est verso zone controllate dal governo siriano. “I familiari hanno perso ogni contatto”, aveva detto il portavoce Onu da Ginevra, Rupert Colville. Dati i precedenti di “detenzione arbitraria, tortura e sparizioni forzate da parte del governo siriano – aveva aggiunto allarmato – siamo naturalmente profondamente preoccupati per la sorte di queste persone”.