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Il Papa: “Se la ricchezza non è condivisa, la società si divide”

Si apre oggi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Papa Francesco ha presieduto la Celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Presente anche il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e i rappresentanti delle comunità ecclesiali non cattoliche di Roma.

L'omelia

Papa Francesco ha pronunciato un'omelia per l'apertura della 52esima Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Il Pontefice ha ricordato che questa è l'occasione “nella quale siamo tutti invitati a invocare da Dio questo grande dono” perchè “l’unità dei cristiani è frutto della grazia di Dio e noi dobbiamo disporci ad accoglierla con cuore generoso e disponibile”. “La celebrazione di una festa – ha continuato – richiede la partecipazione di tutti. Nessuno può essere escluso“. A questo proposito, Francesco ha menzionato un passo del Deuteronomio: “Gioirai davanti al Signore, tuo Dio, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava, il levita che abiterà le tue città, il forestiero, l’orfano e la vedova che saranno in mezzo a te”. 

Responsabilità e solidarietà

“Cercate di essere veramente giusti”, questo il tema scelto per l'edizione di quest'anno. A tale proposito, Francesco ha ricordato che nei cristiani dell’Indonesia, che hanno scelto il tema, “è viva la preoccupazione che la crescita economica del loro Paese, animata dalla logica della concorrenza, lasci molti nella povertà concedendo solo a pochi di arricchirsi grandemente”. “È a repentaglio – ha osservato il Papa – l’armonia di una società in cui le persone di diverse etnie, lingue e religioni vivono insieme, condividendo un senso di responsabilità reciproca“. Una situazione che va ben oltre i confini indonesiani ma che coinvolge tutto il mondo. “Quando la società non ha più come fondamento il principio della solidarietà e del bene comune, assistiamo allo scandalo di persone che vivono nell’estrema miseria accanto a grattacieli, alberghi imponenti e lussuosi centri commerciali, simboli di strepitosa ricchezza. Ci siamo scordati della saggezza della legge mosaica, secondo la quale, se la ricchezza non è condivisa, la società si divide“. Occorre riprendere l'insegnamento di San Paolo ai Romani: “Coloro che sono forti devono occuparsi dei deboli. La solidarietà e la responsabilità comune devono essere le leggi che reggono la famiglia cristiana”.

Unità

Il rischio sempre all'angolo è quello della divisione. Il Papa ha detto: “Anche tra i cristiani c’è il rischio che prevalga la logica conosciuta dagli israeliti nei tempi antichi e da tanti popoli sviluppati al giorno d’oggi, ovvero che, nel tentativo di accumulare ricchezze, ci dimentichiamo dei deboli e dei bisognosi“. “È facile – ha insistito il Pontefice – scordare l’uguaglianza fondamentale che esiste tra noi: che all’origine eravamo tutti schiavi del peccato e che il Signore ci ha salvati nel Battesimo, chiamandoci suoi figli. È facile pensare che la grazia spirituale donataci sia nostra proprietà, qualcosa che ci spetta e che ci appartiene”. Francesco ha invitato i cristiani a non provare disprezzo per la diversità dei propri fratelli: “È possibile – ha detto – che i doni ricevuti da Dio ci rendano ciechi ai doni dispensati ad altri cristiani. È un grave peccato sminuire o disprezzare i doni che il Signore ha concesso ad altri fratelli, credendo che costoro siano in qualche modo meno privilegiati di Dio”. “Se noi nutriamo simili pensieri – ha continuato – permettiamo che la stessa grazia ricevuta diventi fonte di orgoglio, di ingiustizia e di divisione”. L'appello finale: “dobbiamo riconoscere il valore della grazia concessa ad altre comunità cristiane. Di conseguenza, sarà nostro desiderio partecipare ai doni altrui. Un popolo cristiano rinnovato e arricchito da questo scambio di doni sarà un popolo capace di camminare con passo saldo e fiducioso sulla via che conduce all’unità”, ha detto Francesco. 

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