A38 anni dalla sua uccisione, monsignor Oscar Romero è santo. Papa Francesco ha canonizzato ieri in piazza San Pietro il presule latinoamericano trucidato mentre officiava messa da un sicario di uno squadrone della morte. Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza i pellegrini provenienti da El Salvador giunti a Roma per assistere alla canonizzazione. Bergoglio ha invitato i fedeli a seguire l'esempio del nuovo santo dal momento che “ogni cattolico deve essere martire, perché martire vuol dire testimone” . Il vescovo di El Salvador, ha detto il Papa, fu “vittima dell'odio” e resta “uno stimolo” per i presuli della sua stessa terra in quanto “esempio di predilezione per i più bisognosi della misericordia di Dio”.
L'importanza dei sacerdoti
Il Santo Padre ha esortato i religiosi a rimanere “servitori del popolo sacerdotale” al fine di “incanalare l'infinito desiderio di Dio di perdonare coloro che si pentono della loro miseria e per aprire il cuore dei vostri fratelli e sorelle alla tenerezza dell'amore di Dio, anche attraverso la denuncia profetica dei mali del mondo”. In particolare, Bergoglio chiede ai vescovi di prendersi cura del popolo di Dio, di non scandalizzarlo.
El Salvador
Papa Francesco non ha dimenticato di ricordare le difficoltà del passato recente del Paese latinoamericano in cui San Oscar Romero nacque, operò e morì. La violenza ha contraddistinto questa storia ed ha spinto spesso molti figli di El Salvador ad emigrare. Il Papa ha invocato la protezione della Madonna sul Paese centroamericano. La gente salvadoregna amava il “suo” vescovo ora vi “annusava” già in vita “odore di santità”. Per ricordare la sua figura, il Santo Padre ha invitato a salire sul palco dell'Aula Paolo VI la sua segretaria personale, Angelita Morales. All'udienza ha partecipato, accanto ai 5 mila pellegrini arrivati da olteoceano, anche il presidente di El Salvador, Sánchez Cerén.