“Se la Colombia vuole una pace stabile e duratura, deve fare urgentemente un passo in questa direzione, che è quella del bene comune, dell’equità, della giustizia, del rispetto della natura umana e delle sue esigenze”. Nell’area portuale del Contecar, a Cartagena, Papa Francesco ha celebrato l’ultima messa del suo viaggio apostolico in Colombia. Durante l’omelia ha ancora una volta insistito sul tema della riconciliazione nazionale, il passo più difficile che il Paese sudamericano dovrà compiere per mettersi alle spalle 50 anni di guerriglia e violenze.
La strada della riconciliazione
Lo spunto gli è stato dato dal Vangelo domenicale, quello in cui Gesù invita alla correzione dei fratelli che si trovano nel peccato. “Solo se aiutiamo a sciogliere i nodi della violenza, districheremo la complessa matassa degli scontri – ha detto -: ci è chiesto di far il passo dell’incontro con i fratelli, avendo il coraggio di una correzione che non vuole espellere ma integrare; ci è chiesto di essere, con carità, fermi in ciò che non è negoziabile; in definitiva, l’esigenza è costruire la pace”. In questi giorni, ha ricordato, “ho sentito tante testimonianze di persone che sono andate incontro a coloro che avevano fatto loro del male. Ferite terribili che ho potuto contemplare nei loro stessi corpi; perdite irreparabili che ancora fanno piangere”: e tuttavia “queste persone sono andate, hanno fatto il primo passo su una strada diversa da quelle già percorse“.
I trattati non bastano
Perché la Colombia da decenni sta cercando la pace e, “come insegna Gesù, non è stato sufficiente che due parti si avvicinassero, dialogassero; c’è stato bisogno che si inserissero molti altri attori in questo dialogo riparatore dei peccati”. Secondo il Papa, “abbiamo imparato che queste vie di pacificazione, di primato della ragione sulla vendetta, di delicata armonia tra la politica e il diritto, non possono ovviare ai percorsi della gente”. Insomma, “non è sufficiente il disegno di quadri normativi e accordi istituzionali tra gruppi politici o economici di buona volontà”. Per “la soluzione al male compiuto” serve piuttosto “l’incontro personale tra le parti“. E soprattutto, per Francesco, nel cammino di pace “l’autore principale, il soggetto storico di questo processo, è la gente e la sua cultura, non una classe, una frazione, un gruppo, un’élite”. In altre parole, ha spiegato, “non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale”.
Dialogo
Tutti, quindi, devono “dare un grande contributo a questo nuovo passo che la Colombia vuole fare”. E se “questo cammino di reinserimento nella comunità comincia con un dialogo a due” e “nessun processo collettivo ci dispensa della sfida di incontrarci, di spiegarci, di perdonare“, venendo al nodo delle questioni ancora aperte in Colombia, Bergoglio ha sottolineato che “le ferite profonde della storia esigono necessariamente istanze dove si faccia giustizia, dove sia possibile alle vittime conoscere la verità, il danno sia debitamente riparato e si agisca con chiarezza per evitare che si ripetano tali crimini”. “A noi – ha aggiunto – è richiesto di generare ‘a partire dal basso‘ un cambiamento culturale: alla cultura della morte, della violenza, rispondiamo con la cultura della vita, dell’incontro”.
La citazione
E su questo, non è potuta mancare da parte del Papa, una citazione finale del grande Gabriel Garcia Marquez, “quello scrittore così vostro, così di tutti”: “Questo disastro culturale non si rimedia né col piombo né coi soldi, ma con una educazione alla pace, costruita con amore sulle macerie di un paese infiammato dove ci alziamo presto per continuare ad ammazzarci a vicenda una legittima rivoluzione di pace che canalizzi verso la vita l’immensa energia creatrice che per quasi due secoli abbiamo usato per distruggerci e che rivendichi ed esalti il predominio dell’immaginazione“.
Partenza
Al termine della celebrazione il Pontefice è stato trasferito in elicottero all’aeroporto di Cartagena, dal quale alle 19 ora locale (le 2 in Italia) è ripartito alla volta di Roma. L’atterraggio a Ciampino è previsto alle 12.40 ora italiana.