Il Papa: “Non firmerò mai la grazia ai pedofili”

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Chi compie simili atti, uomo o donna, è malato. Oggi si pente e fra due anni ci ricasca. Io non ho firmato grazie e non lo farò mai”. Lo ha detto Papa Francesco riferendosi ai preti pedofili nel suo discorso pronunciato nel Palazzo Apostolico ai membri della Commissione per la protezione dei minori, in occasione dell’apertura dell’assemblea plenaria. Il S. Padre ha dato per letto il discorso che aveva preparato poi ha parlato a braccio. “Siamo arrivati tardi” ha detto e ha considerato inefficace la “vecchia pratica” di cambiare posto alle persone sospettate di abusi. Poi ha spiegato che alcuni vorrebbero che i casi di abusi fossero trattati direttamente dalla S. Rota o da tribunali vaticani. E’ grave perché, ha continuato, ci sono alcuni che non hanno preso pienamente coscienza del problema e per questo la trattazione di questi casi deve rimanere alla Congregazione per la Dottrina della fede.

No ai ricorsi

E’ anche vero, ha aggiunto, che lì ci sono molti casi che non vanno avanti. Una frase che è sembrata una stoccata al cardinale Muller, prefetto emerito della Congregazione. Con il nuovo prefetto, ha aggiunto, si sta cercando di accelerare i lavori per i processi. A questo proposito ha spiegato che è stata creata una commissione per i ricorsi, che dev’essere migliorata con l’aiuto di qualche vescovo diocesano, presieduta da mons. Scicluna, l’arcivescovo di Malta che ha una profonda conoscenza del problema. Il Papa ha rilevato che tale commissione ha un problema perché la maggior parte dei componenti sono canonisti che curano gli aspetti procedurali con il rischio di sminuire la gravità del caso e dunque ha deciso di “riequilibrarla” stabilendo che se un abuso è provato, non sono previsti appelli e il provvedimento diventa definitivo. “Io non firmo le sentenze – ha spiegato il Pontefice – le firma la ‘feria quarta’ e l’altra di secondo grado. In un solo caso, uno solo, in quasi cinque anni, c’erano due sentenze su un sacerdote della diocesi di Crema, la sentenza del vescovo era buona, toglieva tutte le funzioni ma non lo stato clericale. Io ero nuovo, non capivo bene queste cose e davanti alle due sentenze ho scelto la più benevola. Ma dopo due anni lui è ricaduto. L’unica volta che l’ho fatto, poi mai”, ha raccontato il Papa. “Io ho imparato in questo, imparato delle cose che diceva il cardinale presidente O’Malley. Ho imparato quella volta che ho ricevuto sei vittime”, ha osservato. “E’ una brutta malattia ma è una malattia vecchia – ha proseguito – C’è una lettera di San Francesco Saverio ai monaci buddisti credo, che rimproverava questo vizio loro, voi vedete se è vero, l’ho sentito da varie, comunque è una cosa vecchia. Questo un po’ ho voluto dirvi spontaneamente, come sono avvenute le cose e andare avanti. Procedere con fiducia ma fare strada, vecchia come problema ma nuova come sistemazione qui in Curia”.

Peccato orribile

Nel discorso che aveva preparato, il S. Padre, dopo aver ascoltato un breve riassunto dei progetti avviati dalla Commissione per la tutela dei minori, ha ribadito che “continuerà ad essere di grande aiuto nei prossimi anni per il Papa, la S. Sede, i vescovi e i superiori maggiori di tutto il mondo. Desidero condividere con voi – ha proseguito – il profondo dolore che sento nell’anima per la situazione dei bambini abusati, come ho già avuto modo di fare recentemente e in diverse occasioni. Lo scandalo dell’abuso sessuale è davvero una piaga terribile per tutta l’umanità che colpisce tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i paesi e in tutte le società. Anche per la Chiesa è stata un’esperienza molto dolorosa. Proviamo vergogna per gli abusi commessi dai ministri consacrati, che dovrebbero essere i più degni di fiducia. Però abbiamo anche sperimentato un richiamo, che siamo sicuri provenga direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo: accogliere la missione del Vangelo per la protezione di tutti i minori e adulti vulnerabili. Permettetemi di dire con totale chiarezza che l’abuso sessuale è un peccato orribile, completamente opposto e in contraddizione con quello che Cristo e la Chiesa ci insegnano”.

Tolleranza zero

Il Papa ha anche ricordato gli incontri tenuti a Roma con le vittime e i superstiti di abusi in cui hanno raccontate “apertamente gli effetti che l’abuso sessuale ha provocato nelle loro vite e in quelle delle loro famiglie. So che anche voi avete avuto la benedetta occasione di partecipare a simili riunioni, e che continuate ad alimentare il vostro impegno personale a fare tutto il possibile per combattere questo male ed eliminare questa piaga. Per questo, ripeto oggi una volta di più che la Chiesa, a tutti i livelli, risponderà con l’applicazione delle misure più severe nei confronti di tutti coloro che hanno tradito la loro vocazione e hanno abusato dei figli di Dio. I provvedimenti disciplinari che le Chiese particolari hanno adottato devono essere applicati a tutti coloro che lavorano nelle istituzioni della Chiesa. Tuttavia, la responsabilità primaria è dei vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi, di quanti hanno ricevuto dal Signore la vocazione di offrire le proprie vite al servizio, includendo la protezione vigile di tutti i bambini, giovani e adulti vulnerabili. Per questa ragione – ha sottolineato il Papa – la Chiesa irrevocabilmente e a tutti i livelli pretende che sia applicato contro gli abusi sessuali su minori il principio della tolleranza zero. Il motu proprio ‘Come una madre amorosa’, promulgato in base a una proposta della vostra Commissione e in riferimento al principio di responsabilità nella Chiesa, affronta i casi di vescovi diocesani, eparchi e superiori maggiori degli istituti religiosi che, per negligenza, hanno realizzato o omesso atti che avrebbero potuto provocare un danno grave ad altri, si tratti di persone fisica o di una comunità nel suo insieme. Durante gli ultimi tre anni la Commissione ha sottolineato continuamente i principi più importanti che guidano gli sforzi della Chiesa per proteggere tutti i minori e adulti vulnerabili”.

Imparare dalle vittime

Il Pontefice ha detto che “mi ha riempito di gioia sapere che molte Chiese locali hanno adottato la vostra raccomandazione per una Giornata di preghiera e per un dialogo con le vittime e i superstiti, così come con i rappresentanti delle organizzazioni delle vittime. Hanno concordato con noi come queste riunioni sono state un’esperienza profonda di grazia in tutto il mondo e sinceramente spero che tutte le chiese ne ricavino benefici. E’ incoraggiante anche sapere quante Conferenze episcopali e dei Superiori maggiori hanno cercato il vostro consiglio in riferimento alle Direttive per la protezione dei minori – ha proseguito – La vostra collaborazione nel condividere le migliori pratiche è veramente preziosa, specialmente per quelle Chiese che hanno meno ricorsi in questo cruciale lavoro di protezione”. Il S. Padre ha elogiato la collaborazione con i dicasteri della Curia (particolarmente apprezzata la presentazione fatta ai nuovi vescovi da parte del card. O’Malley e da Marie Collins, una dei membri fondatori della Commissione dalla quale si è dimessa pur continuando la sua collaborazione) e ha aggiunto che “la Chiesa è chiamata ad essere un luogo di pietà e compassione soprattutto per quanti hanno sofferto. Per tutti noi la Chiesa continua ad essere un ospedale da campo che ci accompagna nel nostro itinerario spirituale. E’ il luogo in cui possiamo sederci con gli altri, ascoltarli e condividere con loro le nostre lotte e la nostra fede nella buona novella di Gesù. Confido pienamente che la Commissione continuerà ad essere un luogo in cui possiamo ascoltare con interesse le voci delle vittime e dei superstiti. Perché abbiamo molto da imparare da loro, dalle loro storie personali di coraggio e perseveranza”.

Il saluto di O’Malley

Nel suo saluto iniziale, il presidente della Commissione, card. O’Malley, ha ricordato che “dal momento che concludiamo il mandato triennale iniziale che abbiamo ricevuto, offriremo anche delle raccomandazioni per continuare il lavoro della Pontificia Commissione e per rinnovare il gruppo dei nostri commissari con rappresentanti delle Chiese di diverse parti del mondo”.

Andrea Acali: