Un viaggio breve quello di Papa Francesco negli Emirati Arabi ma ugualmente importante per quelli che sono stati i suoi contenuti. E, soprattutto, per quel documento cruciale sottoscritto con il Grande Imam su pace e dialogo, pietra angolare sulla quale costruire, da ora in avanti, i rapporti fra Chiesa e Medio Oriente. “Un'esperienza grande” la definisce il Santo Padre, dicendosi sicuro che “ogni viaggio sia storico e anche che ogni nostro giorno sia per scrivere la storia quotidiana. Nessuna storia è piccola, ogni storia è grande e degna. E anche se è brutta, la dignità è nascosta e sempre può emergere”. Ad Abu Dhabi, il Pontefice ha trovato una terra aperta, “accogliente, fatta di tanti popoli che vengono qui. Ma anche un Paese che guarda al futuro”. Parole di elogio che Papa Francesco non ha nascosto nemmeno durante il discorso al Founder's Memorial e che indicano gli Emirati come un Paese non chiuso ma con “un islamismo aperto, di dialogo, fraterno e di pace”. Il Santo Padre non esclude che “sicuramente ci saranno dei problemi, forse negativi”, ma “in un viaggio di meno di tre giorni queste cose non si vedono”.
Eredità del Concilio
La firma del Documento con il Grande Imam è stato il vero crocevia di questo viaggio breve e intenso, un testo “preparato con grande riflessione e anche pregando”, tenendo presente che “c’è un solo grande pericolo grande in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio tra noi. E se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci e anche pregare nella nostra fede, sarà una sconfitta. Questo documento nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace. E condanna ogni distruzione, ogni terrorismo”. Ma, soprattutto, negli Emirati Papa Francesco dice di aver trovato simboli di buona volontà e non solo sulla via del dialogo ma anche per realtà urgenti e bisognose di attenzione, come lo Yemen. Richiamato sulla possibilità di strumentalizzazioni, il Santo Padre sottolinea con forza che “dal punto di vista cattolico il documento non si è schiodato di un millimetro dal Vaticano II, è anche citato più volte nel testo. Il documento è stato fatto nello spirito del Vaticano II”. Un'eredità, quella del Concilio, che attende di essere completata: “Gli storici dicono che affinché un Concilio abbia radici nella Chiesa ci vogliono cento anni, siamo a metà strada. Anche nel mondo islamico ci sono diversi pareri, ci sono alcuni più radicali altri no”.
Problemi da risolvere
Sentori positivi dal viaggio ma anche questioni da risolvere: “Della persecuzione dei cristiani – ha detto Papa Francesco – parlo continuamente. Ma anche nel documento si fa riferimento a questo quando si condanna la violenza di alcuni gruppi che si dicono islamici. I saggi dicono che non è l’islamismo… Questo è dei gruppi terroristici, la distruzione della persona. Il documento lo condanna”. Si parla poi della questione abusi, in particolare sulle donne consacrate nella Chiesa da parte del clero: “Il maltrattamento delle donne è un problema. Oserei dire che l’umanità ancora non ha maturato: la donna è considerata di 'seconda classe'. Cominciamo da qui: è un problema culturale. Poi si arriva fino ai femminicidi… È vero, dentro la Chiesa ci sono stati dei chierici che hanno fatto questo… Abbiamo sospeso e mandato qualche chierico. Sciolto qualche congregazione religiosa femminile che era molto legata al fenomeno, una corruzione. Si deve fare qualcosa di più? Sì. Abbiamo la volontà? Sì. Ma è un cammino che viene da lontano”. E, fra coloro che hanno partecipato al contrasto a questo tipo di attività, il Santo Padre ha citato il suo predecessore: “Benedetto XVI ha avuto il coraggio di fare tante cose su questo tema. Il folklore lo fa vedere come debole, ma di debole non ha niente. È un uomo buono, ma è un uomo forte”.
Si chiude sul Venezuela. Dopo l'appello di Maduro, al Pontefice viene chiesto se sia o meno orientato sulla possibilità di una mediazione: “La lettera non l’ho ancora letta. Vedremo. Perché per fare un ultimo passo, una mediazione, ci vuole la volontà di ambedue le parti. Se saranno entrambe le parti a chiederlo siamo sempre disposti”.