La liturgia della terza domenica di Avvento ci invita alla gioia, a esultare, a rallegrarsi. Una letizia sulla quale Papa Francesco riflette nell'Angelus in Piazza San Pietro, spiegando ai fedeli che “Dio ha perdonato, non ha voluto punire! Di conseguenza per il popolo non c’è più motivo di tristezza, non c’è più motivo di sconforto, ma tutto porta a una gratitudine gioiosa verso Dio, che vuole sempre riscattare e salvare coloro che ama”. Un amore, quello del Signore, che è incessante per il suo popolo, “paragonabile alla tenerezza del padre per i figli, dello sposo per la sposa”. Per questo, ricorda il Santo Padre, la terza di Avvento, quella prima del Natale, è “la domenica della gioia”.
“Povera, umile ma bella”
Ed è proprio nel tempo del Natale che va ricercata la fonte della gioia che l'accompagna: “'Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente'. Questo messaggio trova il suo pieno significato nel momento dell’annunciazione a Maria… Le parole rivolte dall’angelo Gabriele alla Vergine sono come un’eco di quelle del profeta… 'Rallegrati', dice alla Madonna. In un borgo sperduto della Galilea, nel cuore di una giovane donna ignota al mondo, Dio accende la scintilla della felicità per il mondo intero. E oggi lo stesso annuncio è rivolto alla Chiesa, chiamata ad accogliere il Vangelo perché diventi carne, vita concreta”. Alla “piccola comunità cristiana” Il Signore chiede di rallegrarsi e che lei, “povera e umile ma bella”, possa tessere “con pazienza trame di pace, non insegui i potenti di turno ma rimani fedelmente accanto ai poveri”. Se noi viviamo così, spiega ancora il Pontefice, “il nostro cuore sempre sarà nella gioia. La gioia “di alto livello”, quando c’è, piena, e la gioia umile di tutti i giorni, cioè la pace. La pace è la gioia più piccola, ma è gioia”.
Il primo passo
“La consapevolezza che nelle difficoltà – dice Papa Francesco – possiamo sempre rivolgerci al Signore, e che egli non respinge mai le nostre invocazioni, è un grande motivo di gioia. Nessuna preoccupazione, nessuna paura riuscirà mai a toglierci la serenità che viene non da cose umane, dalle consolazioni umane, no, la serenità che viene da Dio, dal sapere che Dio guida amorevolmente la nostra vita, e lo fa sempre. Anche in mezzo ai problemi e alle sofferenze, questa certezza alimenta la speranza e il coraggio”. Ma raccogliere questo invito richiede un imprescindibile requisito, l'essere disposti a mettersi in discussione. E questo, conclude il Pontefice, “è il primo passo per la conversione che siamo invitati a compiere in questo tempo di Avvento”.
Lo stupore del presepe
Dopo aver auspicato che il Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare (approvato a Marrakech), “possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese”, il Santo Padre si rivolge ai bambini arrivati per la benedizione dei Bambinelli: “quando, nelle vostre case, vi raccoglierete in preghiera davanti al presepe, fissando lo sguardo su Gesù Bambino sentirete lo stupore… Voi mi chiederete: cosa significa “lo stupore”? È un sentimento più forte, è più di un’emozione comune. E’ vedere Dio: lo stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo; e lo Spirito Santo vi metterà nel cuore l’umiltà, la tenerezza e la bontà di Gesù”.