Non ci ho messo lo zampino. Quello che ha fatto il lavoro col ministro dell’Interno è stato il bravo padre Aldo (Buonaiuto, ndr), che segue l’opera di don Benzi e lavora per la liberazione delle prostitute”. Con queste parole, pronunciate durante la tradizionale conferenza stampa in volo, al termine del suo viaggio in Irlanda, Papa Francesco ha menzionato il nostro direttore di In Terris e sacerdote dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, attualmente servo di Dio, al quale don Aldo è stato accanto per molti anni. Il Pontefice ha rivelato l’importante opera di mediazione fra Chiesa e governo realizzata riservatamente da don Buonaiuto per sciogliere l’impasse sulla nave Diciotti e consentire ai 177 migranti a bordo di poter scendere a terra e ricevere le prime cure: “Ed è entrata subito la Conferenza episcopale italiana – ha precisato il Santo Padre -. Il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha seguito la vicenda dall’Irlanda, e il sotto-segretario don Ivan Maffeis, che negoziava col ministro. Non so come sia stato il negoziato, credo che i migranti saranno accolti a Rocca di Papa, nella comunità del Mondo Migliore e che saranno più di cento”.
Il modello Svezia
Sulla vicenda Diciotti, il Santo Padre ha poi proseguito: “Quando sono andato in Svezia, io mi sono espresso sull’integrazione. Conoscevo (la situazione) perchè durante la dittatura, tanti argentini sono fuggiti in Svezia e lì il governo li accoglieva, gli faceva studiare la lingua, gli dava lavoro, li integrava.” Papa Francesco ha voluto fare un esempio emblematico: “La signora ministro che è venuta a congedarmi a Lund era figlia di una svedese e di un migrante africano“. “La Svezia – ha aggiunto il Santo Padre – è stata un modello ma in quel momento cominciava ad avere difficoltà. Non per mancanza di buona volontà ma perchè non aveva possibilità di integrazione, per questo si è fermata un pò“. Papa Francesco ha ulteriormente chiarito: “Ho parlato in conferenza stampa della virtù della prudenza che è la virtù del governante; un popolo che può ricevere ma non ha possibilità di integrare, meglio non ricevere“. Infine, un’osservazione diretta a Bruxelles: “Nell’Unione Europea si deve continuare a parlare, le soluzioni si trovano”.
Il ruolo di don Aldo Buonaiuto
Papa Francesco ha ricostruito le ore in cui si è risolta la situazione della nave ormeggiata al porto di Catania, grazie alla mediazione di don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris, e grazie all’intervento della Cei e del ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Cosa successo con la Diciotti? Quello che ha fatto il lavoro con il ministro dell’Interno è stato padre Aldo, il bravo padre Aldo, quello che segue l’opera di don Benzi, che gli italiani conoscono bene, che lavorano per la liberazione delle prostitute che sono sfruttate”. “E’ anche entrata – ha proseguito il Papa – la Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinal Bassetti che era qui ma al telefono guidava tutto ed uno dei sottosegretari negoziava col ministro, mi pare Ivan De Maffeis”. “Credo poi – ha spiegato il Papa – che è entrata l’Albania, l’Irlanda, gli altri li ha presi la Conferenza, non so se sotto l’ombrello del Vaticano o no. Non so come è stata negoziata ma vanno al Mondo Migliore, a Rocca di Papa, saranno accolti lì. Il numero è più di cento, lì impareranno la lingua e sarà fatto lavoro che si fa per integrare“.
Integrazione e sofferenza
Il Santo Padre ha riferito di un incontro speciale che porta come esempio di buona integrazione: “Io ho avuto un’esperienza molto gratificante all’università Roma Tre, dove ho visto una studentessa che era con me tra i tredici che ho portato da Lesbo. Sant’Egidio l’ha portata subito a studiare, l’ha integrata”. Quindi, per il Santo Padre: “L’integrazione come condizione per accogliere e poi la prudenza del governante per fare questo”. Sulle condizioni dei migranti dopo che vengono rispediti dall’altra parte del Mediterraneo, Papa Francesco ha osservato: “Ho visto un filmato clandestino in cui si vede cosa succede a chi viene rimandato dietro e ripreso dai trafficanti”. “Ho visto cosa fanno agli uomini, le torture più sofisticate. Donne e bambini vengono venduti. Per questo prima di rimandarli indietro bisogna pensarci bene bene“. Il Santo Padre ha concluso: “Ci sono poi altri migranti che vengono ingannati a Fiumicino, gli fanno vedere le carte,promettono lavoro ma poi finiscono sul marciapiede schiavizzati sotto minaccia di morte”.
L’accoglienza
La nave della Guardia Costiera italiana rappresenta uno dei casi più emblematici del dramma dell’immigrazione. Un caso che, per molti giorni, ha significato un forte contenzioso con il resto dell’Unione europea: “Nel Deuteronomio, nei Comandamenti, Dio comanda questo: accogliere lo straniero. È un principio morale. Ma è un accogliere ragionevole, per questo bisogna coinvolgere tutta l’Europa”. “Di questo – continua Papa Francesco – me ne sono accorto dopo l’attentato di Zaventem. Gli attentatori erano belgi ma figli di emigranti non integrati, ma ghettizzati. Ricevuti dal Paese, ma lasciati lì”. Per il Santo Padre, “l’integrazione è la condizione per accogliere e ci vuole la prudenza del governante su questo, per accogliere quanti possono essere integrati e se non si può integrare è meglio non ricevere”. Spiega poi di aver visto in un filmato “ciò che succede a coloro che vengono rimandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti. E’ doloroso: le donne e i bambini sono venduti, ma gli uomini ricevono le torture, le più sofisticate. Ho inviato il filmato ai miei due sottosegretari per le migrazioni. Per questo prima di rimandarli indietro, si deve pensare bene”.
Gli abusi
Ma il tema centrale del viaggio in Irlanda è stato quello degli abusi, un nodo cruciale che il Santo Padre ha sciolto attraverso una continua implorazione del perdono. E, a chi gli chiedeva se avesse letto il documento dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Viganò (che riguardava le accuse all’arcivescovo McCarrick e la presunta conoscenza di queste da parte del Vaticano), il Papa ha risposto: “Ho letto questa mattina quel comunicato di Viganò. Dico sinceramente questo: leggetelo voi attentamente e fatevi il vostro giudizio personale. Io non dirò una parola su questo. Credo che il documento parli da sé. Avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni, con la vostra maturità professionale”. Per quanto riguarda l’incontro con le 8 vittime di abusi, invece, il Pontefice spiega di essere stato lui a proporre “di chiedere perdono oggi nella messa ma su cose concrete… E’ stato doloroso – ha detto in merito all’incontro – ma c’è anche la consolazione di poter aiutare a chiarire queste cose”.
Marie Collins
Per quanto riguarda la questione Marie Collins, ex vittima di abusi e promotrice dell’istituzione di un Tribunale apposito, Papa Francesco spiega che la proposta “è un riferimento è al mio motu proprio ‘Come una madre amorevole’, nel quale si diceva che per giudicare il vescovo sarebbe bene fare un tribunale speciale. Poi però si è visto che non era percorribile e neanche conveniente, a motivo delle diverse culture dei vescovi dei diversi Paesi. Come facciamo allora? Una giuria ad hoc per ogni vescovo, che non è la stessa in ogni caso”. Il Papa spiega che “funziona meglio così. Sono già stati giudicati diversi vescovi, l’ultimo è stato l’arcivescovo di Guam, che ha presentato appello”. E sul caso recente del cardinale francese Barbarin, del quale un sacerdote ha chiesto le dimissioni per presunta copertura di abusi, il Papa spiega: “Se ci sono sospetti, prove o mezze prove, non vedo niente di male nel fare un’indagine, sempre che si faccia sul principio giuridico fondamentale del nemo malo nisi probetur, nessuno è cattivo se non lo si prova”.
Aborto e omosessualità
Qualcuno cita poi le leggi irlandesi approvate sull’aborto: “Voi sapete che cosa penso: non è un problema religioso, non siamo contro l’aborto per motivi religiosi. C’è il problema antropologico sull’eticità di far fuori un essere vivente per risolvere un problema”. E la domanda finale riguarda l’omosessualità e la confessione di questa da parte di un figlio a un padre. Interpellato su cosa direbbe al genitore, il Santo Padre spiega che dirà “per prima cosa di pregare, poi di non condannare, di dialogare, di capire, di fare spazio al figlio o alla figlia. Poi dipende dall’età in cui questo si manifesta, ma mai io dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio o la figlia omosessuale è una mancanza di paternità o maternità. Sono tuo padre, sono tua madre, parliamo, non ti mando via dalla famiglia”.