Tre azioni, compiute da Gesù nel Vangelo: sono queste le immagini che Papa Francesco consegna ai circa 3 mila indigenti riuniti nella Basilica di San Pietro per partecipare alla Messa del Santo Padre in occasione della Giornata mondiale dei poveri e, successivamente, al pranzo da lui organizzato per loro. Tre azioni, tre momenti fondamentali della vita di Gesù, posti dal Pontefice come emblemi per dimostrare come il Signore sappia ascoltare il grido degli ultimi: “In tutto – lasciando la folla al momento del successo e camminando sulle acque agitate dal vento – Gesù va controcorrente: ci insegna il coraggio di lasciare: lasciare il successo che gonfia il cuore e la tranquillità che addormenta l’anima”. E ancora: “Salire verso Dio e scendere verso i fratelli, ecco la rotta indicata da Gesù. Egli ci distoglie dal pascerci indisturbati nelle comode pianure della vita, dal vivacchiare oziosamente tra le piccole soddisfazioni quotidiane”.
Rincuorare e tendere la mano
La seconda immagine mostra Gesù rincuorare nella notte, “camminando sul mare”: egli “va incontro ai suoi calpestando i nemici maligni dell’uomo… Non una manifestazione celebrativa di potenza, ma la rivelazione per noi della rassicurante certezza che Gesù vince i nostri grandi nemici: il diavolo, il peccato, la morte, la paura, la mondanità”. Inveire contro le tempeste della vita rifugge dal confronto con il vero problema: “In che modo navigare nella vita. Il segreto del navigare bene – ha spiegato il Papa – è invitare Gesù a bordo. Il timone della vita va dato a Lui, perché sia Lui a gestire la rotta”. La terza e ultima azione è il tendere la mano nel bel mezzo di tali tempeste: “Siamo gente di poca fede e siamo qui a mendicare la salvezza. Siamo poveri di vita vera e ci serve la mano tesa del Signore, che ci tiri fuori dal male. Questo è l’inizio della fede: svuotarsi dell’orgogliosa convinzione di crederci a posto, capaci, autonomi, e riconoscerci bisognosi di salvezza”.
Il grido strozzato dei poveri
Il povero grida, contro l'ingiustizia che “è la radice della povertà”: “Il grido dei poveri è il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. E' il grido di anziani scartati e lasciati soli. E' il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. E' il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. E' il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. E' il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato. Ogni giorno è più forte quel grido, ma ogni giorno è meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi”.
Ricambiare con l'amore gratuito
Non è possibile, dinnanzi a tali grida così come “davanti alla dignità umana calpestata”, restare a braccia conserte oppure aprire le braccia come simbolo di impotenza “di fronte all’oscura forza del male”: il cristiano, spiega il Santo Padre, “non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui… E' un gesto gratuito, non dovuto. E' così che si fa. Non siamo chiamati a fare del bene solo a chi ci vuole bene. Ricambiare è normale, ma Gesù chiede di andare oltre (cfr Mt 5,46): di dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente”.