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Il Papa: “Le omelie siano brevi o le persone escono a fumare”

Le omelie devono essere brevi, ma ben preparate. Chi fa l'omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta dando voce a Gesù. Quante volte vediamo che nell'omelia gli altri si addormentano, o chiacchierano o escono fuori dalla chiesa per fumare una sigaretta. Per favore, che sia breve e ben preparata“. E' il monito che lancia Papa Francesco a sacerdoti, diaconi e vescovi, nel corso dell'Udienza generale del mercoledì. Il Pontefice prosegue il ciclo di catechesi dedicato alla Santa Messa, soffermandosi oggi sulla proclamazione del Vangelo e sull'omelia. Ricorda le parole di Sant'Agostino, secondo cui “la bocca di Cristo è il Vangelo”; un'immagine che il Santo Padre definisce “bellissima”. Poi ricorda ai ministri sacri quanto sia importante la spiegazione delle Scritture. Una spiegazione, precisa, che non deve durare “più di dieci minuti”. E aggiunge: “Chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero, offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa. Ma anche chi ascolta deve fare la propria parte. Anzitutto prestando debita attenzione, assumendo cioè le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive – prosegue -, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo“.

Un dialogo diretto

Il Papa esordisce facendo notare come il dialogo “tra Dio e il suo popolo” che si sviluppa durante la Liturgia della Parola della Messa, “raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo”, preceduto dal canto dell'Alleluia. E spiega: “Il Vangelo costituisce la luce per comprendere il senso dei testi biblici che lo precedono, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento”. E aggiunge: “Di tutta la Scrittura, come di tutta la celebrazione liturgica, Cristo è il centro”. Ecco perché la liturgia distingue il Vangelo dalle altre letture “e lo circonda di particolare onore e venerazione”. Passa poi a spiegare i segni attraverso i quali “l’assemblea riconosce la presenza di Cristo che le rivolge la 'buona notizia' che converte e trasforma”: “ci si pone in ascolto in piedi e si traccia un segno di croce in fronte, sulla bocca e sul petto; i ceri e l’incenso onorano Cristo che, mediante la lettura evangelica, fa risuonare la sua efficace parola”. E aggiunge: “E’ un discorso diretto quello che avviene, come attestano le acclamazioni con cui si risponde”. Poi, a braccio, dice: “Nella Messa non leggiamo il Vangelo per sapere come sono andate le cose, ma per prendere coscienza che ciò che Gesù ha fatto e detto”.  E rimarca: “Ascoltare il Vangelo è importante perché è parola viva”. E ammonisce: “Ma se nella liturgia Cristo annunzia ancora il Vangelo, ne consegue che, partecipando alla Messa, dobbiamo dargli una risposta”, una risposta che, precisa il Papa, deve arrivare “nella nostra vita”

La raccomandazione del Concilio

Bergoglio pone poi l'accento sull'omelia: “Per far giungere il suo messaggio, Cristo si serve anche della parola del sacerdote”. L'omelia, ricorda il Papa, è “raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II”. E precisa: “Essa non è un discorso di circostanza, né una catechesi né una conferenza o una lezione, è un'altra cosa”. E' un “riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo – spiega – affinché trovi compimento nella vita. La parola del Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in opere, come è avvenuto in Maria e nei Santi”. E ancora a braccio aggiunge: “Come ho già detto la volta scorsa, la Parola del Signore entra dalle orecchie, passa nel cuore, e arriva alle mani. Ecco, l'omelia fa lo stesso percorso”. 

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Omelie brevi e ben preparate

Poi, sempre a braccio, aggiunge: “Chi tiene l’omelia deve compiere con le opere quello che predica“. Non solo: “Deve offrire un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa. Ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte – prosegue a braccio -. Anzitutto prestando la debita attenzione, assumendo cioè le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga, o non centrata, o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo“. E aggiunge: “Chi fa l'omelia deve essere conscio che sta dando voce a Gesù; e l'omelia deve essere ben preparata, breve”. Racconta poi un aneddoto: “Mi diceva un sacerdote che una volta era andato in un'altra città dove abitavano suoi genitori. Il papà gli aveva detto: 'Sono contento perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa la messa senza omelia'. Ma quante volte vediamo che durante l'omelia gli altri si addormentano, o chiacchierano o fumano una sigaretta. Per favore, che sia breve e ben preparata”. E aggiunge: “Non deve andare oltre dieci minuti”

L'appello per fermare la tratta

Al termine dell'Udienza, il Papa lancia un appello a cittadini e istituzioni per fermare l'aberrante fenomeno della tratta di essere umani. Infatti, l'8 febbraio, giorno in cui la Chiesa celebra .a memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta, quest'anno dal tema: “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!”. “Avendo poche possibilità di canali regolari, molti migranti – dice il Pontefice – decidono di avventurarsi per altre vie, dove spesso li attendono abusi di ogni genere, sfruttamento e riduzione in schiavitù. Le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone, usano queste rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi”. “Invito pertanto tutti, cittadini e istituzioni, a unire le forze per prevenire la tratta e garantire protezione e assistenza alle vittime“, aggiunge. Poi l'invito alla preghiera: “Preghiamo affinché il Signore converta il cuore dei trafficanti e dia la speranza di riacquistare la libertà a quanti soffrono per questa piaga vergognosa”.

La tregua olimpica

Infine, nel ricordare l'imminente apertura dei XXIII Giochi Olimpici Invernali, che quest'anno si svolgeranno dal 9 al 25 febbraio a PyeongChang, in Corea del Sud, e a cui prenderanno parte 92 Paesi, afferma: “La tradizionale tregua olimpica quest’anno acquista speciale importanza: delegazioni delle due Coree sfileranno insieme sotto un’unica bandiera e competeranno come un’unica squadra. Questo fatto fa sperare in un mondo in cui i conflitti si risolvono pacificamente con il dialogo e nel rispetto reciproco, come anche lo sport insegna a fare”. Quindi il saluto al Cio, agli atleti e alle atlete che partecipano ai Giochi, alle Autorità e al popolo della Penisola di Corea: “Tutti accompagno con la preghiera, mentre rinnovo l’impegno della Santa Sede a sostenere ogni utile iniziativa a favore della pace e dell’incontro tra i popoli. Che queste Olimpiadi siano una grande festa dell’amicizia e dello sport! Che Dio vi benedica e vi custodisca!“. 

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