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Il Papa: “La Chiesa non si chiuda dentro un microclima ecclesiastico”

In ogni secolo la Chiesa vive la tentazione di rinchiudersi in un “microclima ecclesiastico”, dimenticandosi di vedere Gesù negli ultimi che chiedono il nostro aiuto. E’ questo il cuore dell’Omelia della Messa mattutina a Santa Marta nella quale il Papa ha commentato uno dei passi più toccanti del Vangelo di Luca, la guarigione del cieco di Gerico. Questi, secondo il Pontefice, rappresenta la “prima classe di persone”. Un uomo che non contava nulla, ma che “aveva voglia di salvezza”, “voglia di essere curato”. A quest’uomo sembra opporsi la cerchia dei discepoli, che così facendo, spiega Francesco, allontanano “il Signore da una periferia”.

“Questa periferia non poteva arrivare al Signore, perché questo circolo – dice il Santo Padre – chiudeva la porta. E questo succede con frequenza, fra noi credenti: quando abbiamo trovato il Signore, senza che noi ce ne accorgiamo, si crea questo microclima ecclesiastico. Non solo i preti, i vescovi, anche i fedeli: ‘Ma noi siamo quelli che stanno col Signore’. E da tanto guardare al Signore non guardiamo le necessità del Signore: non guardiamo al Signore che ha fame, che ha sete, che è in prigione, che è in ospedale. Quel Signore, nell’emarginato. E questo clima fa tanto male”.

Il vescovo di Roma ha parlato dei discepoli come di un gruppo che si sente prescelto (“adesso siamo eletti, siamo col Signore”) e che dunque vuole conservare “questo piccolo mondo” allontanando chiunque “disturbasse il Signore”, perfino “i bambini”. “Avevano dimenticato, avevano abbandonato – evidenzia il Papa – il loro primo amore”

“Quando nella Chiesa i fedeli, i ministri, divengono un gruppo così… non ecclesiale, ma ‘ecclesiastico’, di privilegio di vicinanza al Signore, hanno la tentazione di dimenticare il primo amore – sottolinea il Papa – quell’amore tanto bello che tutti noi abbiamo avuto quando il Signore ci ha chiamato, ci ha salvato, ci ha detto: ‘Ma ti voglio tanto bene’. Questa è una tentazione dei discepoli: dimenticare il primo amore, cioè dimenticare anche le periferie, dove io ero prima, anche se devo vergognarmi”.

Ma nel passo del Vangelo c’è anche un altro protagonista: “il popolo semplice” che, visto il miracolo, loda Dio. “Quante volte – commenta Bergoglio – troviamo gente semplice, tante vecchiette che camminano e vanno” anche con sacrificio “a pregare in un santuario della Madonna”. “Non chiedono privilegi, chiedono grazia soltanto”. È il “popolo fedele”, conclude il Papa, quello “che sa seguire il Signore, senza chiedere alcun privilegio”, capace “di perdere tempo con il Signore” e soprattutto di non dimenticare la “Chiesa emarginata” dei bambini, degli ammalati, dei carcerati.

La preghiere diventa, allora, una richiesta al Signore affinché chi ha avuto la grazia di essere chiamato mai si allontani da “questa Chiesa. Mai entriamo in questo microclima dei discepoli ecclesiastici, privilegiati, che si allontanano dalla Chiesa di Dio, che soffre, che chiede salvezza, che chiede fede, che chiede la Parola di Dio. Chiediamo la grazia di essere popolo fedele di Dio, senza chiedere al Signore alcun privilegio, che ci allontani dal popolo di Dio”.

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