Ci sono 100 mila persone a Sumuleu-Ciuc, il Santuario mariano meta di un annuale pellegrinaggio ai piedi della grande statua in legno della Madre, importantissimo e suggestivo luogo di culto per i cattolici di lingua ungherese che popolano la diocesi di Alba Iulia fra le colline transilvane. Un luogo carico di storia e di spiritualità, dove Papa Francesco ha tenuto la seconda celebrazione eucaristica del suo viaggio in Romania, ricordando nell'omelia come “i santuari, luoghi quasi 'sacramentali' di una Chiesa ospedale da campo, custodiscono la memoria del popolo fedele che in mezzo alle sue tribolazioni non si stanca di cercare la fonte d’acqua viva dove rinfrescare la speranza”. E, ricordando il pellegrinaggio del sabato di Pentecoste, il Santo Padre ha spiegato che “pellegrinare è sapere che veniamo come popolo alla nostra casa. È sapere che abbiamo coscienza di essere popolo. Un popolo la cui ricchezza sono i suoi mille volti, mille culture, lingue e tradizioni”. Non serve negare “le complesse e tristi vicende del passato”: l'importante è far sì che “non possano nemmeno costituire un ostacolo o un argomento per impedire una agognata convivenza fraterna”.
Pellegrinare
Un concetto, quello del pellegrinaggio, sul quale Papa Francesco si è soffermato a lungo, ricordando ai fedeli il significato di questo aspetto così importante dell'essere cristiani, intriso di fede e devozione: “Significa sentirsi chiamati e spinti a camminare insieme chiedendo al Signore la grazia di trasformare vecchi e attuali rancori e diffidenze in nuove opportunità per la comunione… disancorarsi dalle nostre sicurezze e comodità nella ricerca di una nuova terra che il Signore vuole donarci”. Il pellegrinare, infatti, “è la sfida a scoprire e trasmettere lo spirito del vivere insieme, di non aver timore di mescolarsi, di incontrarci e aiutarci. Pellegrinare significa partecipare a quella marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, carovana sempre solidale per costruire la storia”. E, in ultimo, pellegrinare è anche un impegno, quello “a lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani, e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani”. Un punto fondamentale, che richiede “il lavoro artigianale di tessere insieme il futuro”. Il Santo Padre ha concluso la sua omelia invitando a non dimenticare un importante insegnamento, ribadendo uno dei concetti portanti del suo viaggio apostolico: “Chi rischia, il Signore non lo delude. Camminiamo, e camminiamo insieme, rischiamo, lasciando che sia il Vangelo il lievito capace di impregnare tutto e di donare ai nostri popoli la gioia della salvezza, nell’unità e nella fratellanza”.