Alla vigilia del settantesimo anniversario delle Convenzioni di Ginevra, arriva un accorato appello di Papa Francesco che, dalla finestra affacciata su Piazza San Pietro per l'Angelus domenicale, invita gli Stati a essere “sempre più consapevoli della necessità imprescindibile di tutelare la vita e la dignità delle vittime dei conflitti armati”. L'augurio del Santo Padre è che gli “importanti strumenti giuridici internazionali che impongono limiti all’uso della forza e sono volti alla protezione di civili e prigionieri in tempo di guerra” che rappresentano le Convenzioni di Ginevra, possano ricordare ai Paesi che “tutti sono tenuti a osservare i limiti imposti dal diritto internazionale umanitario, proteggendo le popolazioni inermi e le strutture civili, specialmente ospedali, scuole, luoghi di culto, campi-profughi. E non dimentichiamo che la guerra e il terrorismo sono sempre una grave perdita per l’intera umanità. Sono la grande sconfitta umana”.
Semplicità e fiducia
Una riflessione arrivata al termine di un Angelus in cui il Pontefice ha meditato assieme ai fedeli sul passo evangelico in cui è narrato il richiamo alla vigilanza che Gesù rivolge ai suoi discepoli “per cogliere il passaggio di Dio nella propria vita, perché Dio continuamente passa nella vita. E indica le modalità per vivere bene questa vigilanza: 'Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese'”. Si tratta, ha spiegato Papa Francesco, “di non mettere radici in comode e rassicuranti dimore, ma di abbandonarsi, di essere aperti con semplicità e fiducia al passaggio di Dio nella nostra vita, alla volontà di Dio, che ci guida verso la meta successiva”.
La lampada
“Vesti strette ai fianchi” e “tenere le lampade accese”: due moniti che ci invitano “a vivere una fede autentica e matura, capace di illuminare le tante 'notti' della vita. Lo sappiamo, tutti abbiamo avuto giorni che erano vere notti spirituali. La lampada della fede richiede di essere alimentata di continuo, con l’incontro cuore a cuore con Gesù nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola”. Questa lampada dell'incontro con Gesù, “ci è affidata per il bene di tutti: nessuno, dunque, può ritirarsi intimisticamente nella certezza della propria salvezza, disinteressandosi degli altri. È una fantasia credere che uno possa da solo illuminarsi dentro”.
La gioia eterna
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; … E, se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro”. E' con queste parole che il Signore “ci ricorda che la vita è un cammino verso l’eternità; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti che abbiamo, senza mai dimenticare che 'non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura'”. Noi, ha concluso il Santo Padre, “non possiamo capire davvero in cosa consista questa gioia suprema” ma “la gioia eterna del paradiso si manifesta così: la situazione si capovolgerà, e non saranno più i servi, cioè noi, a servire Dio, ma Dio stesso si metterà a nostro servizio. E questo lo fa Gesù fin da adesso: Gesù prega per noi, Gesù ci guarda e prega il Padre per noi, Gesù ci serve adesso, è il nostro servitore. E questa sarà la gioia definitiva”.