A Gerusalemme “occorre respingere con fermezza il ricorso a qualsiasi tipo di violenza, ogni genere di discriminazione e ogni manifestazione di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebraici, cristiani e musulmani. La Città Santa, il cui Status Quo va difeso e preservato, dovrebbe essere un luogo dove tutti possano convivere pacificamente; altrimenti continuerà per tutti e senza fine la spirale della sofferenza“. Con queste parole Papa Francesco si è rivolto al Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, ricevuto quest'oggi in Vaticano. Una visita che ricambia quella di Bergoglio alla basilica del Santo Sepolcro, nel maggio 2014. Il Pontefice ribadisce il suo “sincero desiderio e tutto l’impegno a progredire nel cammino verso la piena unità” tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, perché non farlo sarebbe disattendere il pressante invito di Cristo e i segni dei tempi. “Diamoci da fare ora, come il Signore desidera – afferma il Santo Padre -, per costruire un futuro di riconciliazione piena e di comunione fraterna. Non farlo sarebbe la colpa più grave di oggi”.
L'appello per la pace
Un'incontro che, come osserva lo stesso Pontefice, è un'occasione per “esprimere nuovamente” la vicinanza di tutta la Chiesa a tutti quelli “che soffrono per i conflitti che da decenni affliggono la Terra Santa”. L’incomprensione tra le parti, aggiunge il Papa, continua a causare “insicurezza, limitazione di diritti fondamentali e l’abbandono della propria terra da parte di molti”. Da qui l'invocazione affinché tutti i “soggetti coinvolti” moltiplichino gli sforzi “affinché si realizzino le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia e sul riconoscimento dei diritti di tutti“. Poi, con fermezza condanna “qualsiasi tipo di violenza, ogni genere di discriminazione e ogni manifestazione di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebraici, cristiani e musulmani”. E aggiunge: “La Città Santa, il cui Status Quo va difeso e preservato, dovrebbe essere un luogo dove tutti possano convivere pacificamente; altrimenti continuerà per tutti e senza fine la spirale della sofferenza”. Il pensiero di Bergoglio va allora “a tutti i membri delle varie comunità cristiane di Terra Santa“: “auspico che siano sempre riconosciuti parte integrante della società e che, come cittadini e credenti a pieno diritto, portino, senza mai stancarsi, il proprio contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, impegnandosi ad essere artefici di riconciliazione e di concordia“. Suggerisce quindi “una crescente collaborazione” tra le Chiese della regione “per il sostegno delle famiglie e dei giovani cristiani, affinché non si trovino nelle condizioni di dover lasciare la propria terra. Lavorando insieme in questo delicato ambito, i fedeli di varie confessioni potranno anche conoscersi meglio e sviluppare rapporti sempre più fraterni”.
Verso l'unità
Poi, facendo riferimento alla preghiera elevata da Gesù nel Cenacolo, “siano una sola cosa… perché il mondo creda (cfr. Gv 17,21)”, il Pontefice ribadisce il desiderio “a progredire nel cammino verso la piena unità tra di noi. So bene che alcune ferite del passato continuano a lasciare segni nella memoria di tanti. Non è possibile cambiare la storia, ma, senza dimenticare le gravi mancanze di carità compiute durante i secoli, volgiamo insieme lo sguardo a un futuro di riconciliazione piena e di comunione fraterna e diamoci da fare ora, come il Signore desidera. Non farlo sarebbe la colpa più grave di oggi, sarebbe disattendere il pressante invito di Cristo e i segni dei tempi, che lo Spirito semina nel cammino della Chiesa”. Il Papa invita quindi a non restare fermi ai ricordi di epoche storiche “caratterizzate da reciproco silenzio o da scambi vicendevoli di accuse”, “ci impediscano di camminare insieme verso la visibile unità, di pregare e di operare insieme per l’annuncio del Vangelo e a servizio di chi si trova nel bisogno”. Segno di speranza, in questa prospettiva, è “il dialogo teologico tra Cattolici e Ortodossi”. “Come sarebbe bello dire dei Cattolici e degli Ortodossi – aggiunge Francesco – che vivono a Gerusalemme quello che l’evangelista Luca disse della prima comunità cristiana: 'Tutti i credenti stavano insieme […] un cuore solo e un’anima sola' (cfr. At 2,44; 4,32)”. Infine, il Santo Padre esprime la sua “vicinanza alle altre grandi religioni presenti nella regione, sperando e pregando che arrivi presto per tutti il giorno di una pace stabile e duratura”. Quindi, la preghiera del Padre Nostro, che ha concluso l'incontro.