AĀ nemmeno una settimana dal ritorno a Roma dopo l'intensa Giornata Mondiale della GioventĆ¹ di Panama, Papa Francesco ĆØ pronto per salire nuovamente le scalette dell'aereo. La destinazione questa volta sono gli Emirati Arabi Uniti, dove rimarrĆ fino al 5 febbraio. Un viaggio breve ma decisamente rilevante, specialmente nell'ottica del dialogo interreligioso. Nei due giorni di permanenza, il Pontefice vedrĆ il Principe ereditario Sheikh Mohammed binĀ ZayedĀ nel Palazzo presidenziale ed entrerĆ nella Gran Moschea dello Sceicco Zayed per incontrareĀ iĀ membri del Muslim CouncilĀ ofĀ Elders. Il primo giorno ad Abu Dhabi si concluderĆ alĀ Founder's MemorialĀ con l'importante incontroĀ sul tema “Fratellanza umana”.Ā Prima di ritornare a Roma, nella mattinata di domenica Francesco terrĆ la sua unica omelia celebrando la Messa al Zayed Sports City.Ā Abbiamo chiesto adĀ Adnane Mokrani,Ā teologo musulmano e professore di studi islamici e di relazioni islamo-cristiane presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, di presentare ai nostri lettori questaĀ Visita Apostolica ormai imminente. L'accademico tunisino, che insegna anche presso la Pontificia UniversitĆ Gregoriana a Roma, ci ha spiegato i motivi per cui il viaggio papale puĆ² segnare una tappa cruciale nell'ambito delĀ dialogo tra le religioni.
Professore, quali conseguenze puĆ² avere nel mondo sunnita la Visita del PapaĀ adĀ Abu DhabiĀ ?
“Questo viaggio ha un grande significato storico e simbolico non solo per il mondo sunnita, ma per tutti i musulmani. E' la prima volta, infatti, che un Pontefice fa tappa nella Penisola Arabica, il luogo dove nacque Maometto. E' particolarmente significativo, poi, che a realizzarla sia un Papa che si chiama Francesco: sin dalla scelta del nome – che richiama, da un lato, ad un ritorno allo spirito evangelico di povertĆ , di umiltĆ , di servizio e, dall'altro, indica apertura e lavoro per la pace – egli dimostrĆ² di avere una visione che include il dialogo islamico-cristiano”.
Tra i musulmani come si sta vivendo l'attesa per questo viaggio?
“Il Papa ĆØ molto rispettato nel mondo islamico, specialmente tra le persone colte e attente alle notizie internazionali. E' apprezzato come istituzione e soprattutto come persona perchĆ© sin dal primo documento,Ā l'Esortazione ApostolicaĀ Evangelii Gaudium,Ā ha parlato in modo molto positivo dei musulmani e in tanti discorsi ed interviste ha voluto sottolineare l'importanza di distinguere tra l'Islam come religione ed il terrorismo come deviazione, chiedendo di non generalizzare. Al contrario, ha sempre incoraggiato a vedere il lato positivo e questo gli ha conferito grande credibilitĆ tra gli islamici di tutto il mondo”.
Gli Emirati Arabi Uniti, seppur in presenza di storture, hanno conosciuto negli ultimi anni una rapida crescita economica che ha determinato un'ondata di arrivi di lavoratori stranieri. Molti di essi sono di fede cristiana. Lei crede che questo Paese possa rappresentare un modello di convivenza religiosa pacifica attualmente?
“In confronto alla situazione che si vive nei Paesi vicini, bisogna constatare che negli Emirati Arabi UnitiĀ la libertĆ religiosa ĆØ rispettata. L'economia nazionale si basa sul petrolio e sul gas, ma poichĆ© i cittadini originari sono pochi, si ĆØ presentato il bisogno di manodopera, specialmente di quella necessaria per lavorare nei pozzi o nell'amministrazione. Questa necessitĆ ha comportato una presenza internazionale rilevante, con un alta percentuale di cristiani che arrivano al milione di unitĆ e sono originari soprattutto dell'Asia. Nel Paese ci sono chiese, templi induisti, buddisti ed altri edifici religiosi. Questo ĆØ un segno positivo che indica accoglienza,accettazione e pluralismo religioso”.
L'Arabia Saudita ĆØ intenzionata a intraprendere la stessa strada?
“Lo spero. Tra Abu Dhabi e Riad c'ĆØ un'alleanza politica molto forte. Ci sono segni positivi sulla questione religiosa, ma aspettiamo dei passi concreti perchĆ© non contano i discorsi, bensƬ i gesti”.
I cattolici ad Abu Dhabi sono nella quasi totalitĆ stranieri. Crede che la Visita del Papa possa portare a conversioni autoctone?
“La conversione ĆØ un mistero divino, una cosa molto intima che avviene nel 'santuario' della coscienza umana. La conversione non ĆØ solo cambiare religione ma anche cambiare visione della propria religione. Ad esempio, si puĆ² diventare musulmani piĆ¹ dialoganti, piĆ¹ sensibili alla bellezza altrui,capaci di apprezzare la bontĆ ovunque e questa ĆØ giĆ una conversione. Se la si intende su u questo piano, penso che la Visita Apostolica sia molto importante perchĆ© 'converte' i credenti al dialogo, alla pace, al rispetto reciproco. Se si parla, invece, di una conversione al cattolicesimo; non so quanto sia fattibile dal punto diĀ vista giuridico”.
L'appuntamento principale del viaggio papale sarĆ l'Incontro interreligioso internazionale dedicato alla Fratellanza umana che si terrĆ lunedƬ 4 febbraio. PuĆ² spiegarci in cosa consisterĆ ?
“Si tratta di un convegno internazionale di dialogo interreligioso a cui parteciperanno sapienti musulmani da tutto il mondo e ci sarĆ anche la presenza ebraica. Questo dĆ una dimensione internazionale alla Visita Apostolica: il Papa, infatti, andrĆ negli Emirati non solo per incontrare le persone che vivono lƬ, ma anche chi viene da lontano. E, soprattutto, vedrĆ Ā Ahmed al Tayyeb, l'imam dell'universitĆ “Al Azhar” del Cairo, il centro teologico piĆ¹ importante dell'IslamĀ sunnita.Ā L'Incontro del 4 febbraio ĆØ molto positivo perchĆ© il Papa non si reca lƬ soltanto per tenere discorsi, ma va anche per ascoltare”.Ā
Un'ultima domanda: nei giorni scorsi ĆØ stato respinto il ricorso presentato da due imam fondamentalisti contro l'assoluzione di Asia Bibi. I gruppi piĆ¹ estremisti hanno annunciato nuove proteste. Non ĆØ il momento di una reazione del mondo islamico internazionale contro rigurgiti d'odio di questo tipo? Magari proprio sull'esempio di quegli uomini di legge di fede islamica che si sono battuti per laĀ causa di quest'innocenteĀ in nome della veritĆ , rimettendoci anche la vita.
“Un segnale decisivo si ĆØ visto nello stesso Pakistan dove qualche settimana fa c'ĆØ stata una riunione degli imam del Paese che hanno fatto una dichiarazione ufficiale di sostegno ad Asia Bibi, difendendo le minoranze e parlando del loro diritto alla cittadinanza piena e alla partecipazione alla vita sociale e politica nazionale. Una dichiarazione formale della leadership islamica del Paese che fa vedere come la vicenda non sia stata percepita soltanto come una questione di leggi e di tribunali ma anche di cambiamento culturale e sociale”.