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Il Papa: “Celebrare il Natale con fede, non mondanamente”

Papa Francesco ha celebrato questa mattina la messa in Casa Santa Marta. La sua omelia è stata dedicata al modo in cui prepararsi in vista del Natale.

Il coraggio di avere fede

Le parole di Bergoglio hanno preso spunto dalla lettura del Vangelo di oggi. “Abbiamo chiesto – ha detto il Pontefice – la fede nel mistero di Dio fatto uomo. La fede anche oggi, nel Vangelo, fa vedere come tocca il cuore del Signore“. Francesco ha fatto un appello ad avere coraggio: “Il Signore tante volte torna sulla catechesi sulla fede, insiste. 'Vedendo la loro fede', dice il Vangelo. Gesù vide quella fede – perché ci vuole coraggio, per fare un buco sul tetto e far calare un lettuccio con l’ammalato lì … ci vuole coraggio. Quel coraggio, questa gente aveva fede! Loro sapevano che se l’ammalato arrivavadavanti a Gesù, sarebbe stato guarito”.

Non celebrare il Natale mondanamente

C'è il rischio che il consumismo offuschi il vero senso di questa Festa. Il Papa ha ammonito i fedeli dal rischio di cadere in questo errore: “Oggi abbiamo chiesto questa grazia; in questa seconda settimana dell’Avvento, prepararci con la fede a celebrare il Natale. E’ vero che il Natale – lo sappiamo tutti – tante volte si celebra non con tanta fede, si celebra anche mondanamente o paganamente; ma il Signore ci chiede di farlo con fede e noi, in questa settimana, dobbiamo chiedere questa grazia; di poter celebrarlo con fede. Non è facile custodire la fede, non è facile difendere la fede; non è facile”.

La guarigione del cieco

Partendo dall'episodio della guarigione del cieco che si trova nel Vangelo secondo Giovanni, il Pontefice ha concluso: “Ci farà bene oggi, e anche domani, durante la settimana, prendere questo capitolo IX di Giovanni e leggere questa storia tanto bella, del ragazzo cieco dalla nascita. E finire dal nostro cuore con l’atto di fede: “Credo, Signore. Aiuta la mia poca fede. Difendi la mia fede dalla mondanità, dalle superstizioni, dalle cose che non sono fede. Difendila dal ridurla a teorie, siano esse teologizzanti o moraleggianti … no. Fede in Te, Signore”.

Il messaggio per i 70 anni della proclamazione dei diritti umani

Per il 70esimo anniversario della proclamazione dei diritti umani, Francesco ha anche inviato un messaggio ai partecipanti della Conferenza Internazionale “I diritti umani nel mondo contemporaneo: conquiste, omissioni, negazioni” presso la Pontificia Università Gregoriana. Il Pontefice ha detto che attraverso la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Dichiarazione e del Programma d’azione di Vienna, “la famiglia delle Nazioni ha voluto riconoscere l’eguale dignità di ogni persona umana, dalla quale derivano diritti e libertà fondamentali che, in quanto radicati nella natura della persona umana – unità inscindibile di corpo e anima – sono universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi”. La riflessione del Papa si è concentrata sul rispetto dei contenuti di questi documenti: “In effetti, osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza”. Secondo Francesco, “persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati”.
Tra queste violazioni, Bergoglio annovera anche l'aborto: “Penso – ha detto il Pontefice – tra l’altro, ai nascituri a cui è negato il diritto di venire al mondo; a coloro che non hanno accesso ai mezzi indispensabili per una vita dignitosa;a quanti sono esclusi da un’adeguata educazione; a chi è ingiustamente privato del lavoro o costretto a lavorare come uno schiavo; a coloro che sono detenuti in condizioni disumane, che subiscono torture o ai quali è negata la possibilità di redimersi; alle vittime di sparizioni forzate e alle loro famiglie”. Un pensiero, poi, ai migranti e a chi viene perseguitato per la propria fede: “Il mio pensiero va anche a tutti coloro che vivono in un clima dominato dal sospetto e dal disprezzo, che sono oggetto di atti di intolleranza, discriminazione e violenza in ragione della loro appartenenza razziale, etnica, nazionale o religiosa”.

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