Non separando la gloria dalla croce, Gesù vuole riscattare i suoi discepoli, la sua Chiesa, da trionfalismi vuoti: vuoti di amore, vuoti di servizio, vuoti di compassione, vuoti di popolo”. Sotto un caldo ma piacevole sole, Papa Francesco ha celebrato la Messa sul sagrato vaticano per la solennità dei santi Pietro e Paolo, cui partecipano anche i cardinali nominati nel Concistoro di ieri. “Gloria e croce in Gesù Cristo – ha continuato – vanno insieme e non si possono separare; perché quando si abbandona la croce, anche se entriamo nello splendore abbagliante della gloria, ci inganneremo, perché quella non sarà la gloria di Dio, ma la beffa dell'avversario”.
Identificare i “sussurri” del maligno
“Non di rado – ha affermato – sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Gesù tocca la miseria umana, invitando noi a stare con Lui e a toccare la carne sofferente degli altri”. Ecco allora che “confessare la fede con le nostre labbra e il nostro cuore richiede – come lo ha richiesto a Pietro – di identificare i 'sussurri' del maligno. E dico 'sussurri' – ha aggiunto – perché il demonio seduce di nascosto, facendo sì che non si riconosca la sua intenzione”. Ha quindi invitato ad “imparare a discernere e scoprire quelle 'coperture' personali e comunitarie che ci mantengono a distanza dal vivo del dramma umano; che ci impediscono di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e, in definitiva, di conoscere la forza rivoluzionaria della tenerezza di Dio“, ha aggiunto il Pontefice. Di qui il suo invito: “Andare in tutti gli angoli della vita per raggiungere tutti, anche se questo costasse il 'buon nome', le comodità, la posizione… il martirio“.
L'Angelus
Al termine della Messa, alle ore 12 il Santo Padre ha fatto l'Angelus. Nel corso del quale – commentando le Letture del giorno – ha ricordato che Gesù nella storia Gesù è stato definito in diversi modi: “un grande profeta della giustizia e dell'amore; un sapiente maestro di vita; un rivoluzionario; un sognatore dei sogni di Dio; e così via, tante cose belle…”. Ma – ha precisato – “nella babele di queste e di altre ipotesi si staglia ancora oggi, semplice e netta, la confessione di Simone detto Pietro, uomo umile e pieno di fede: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'”. La novità introdotta da Gesù, quindi, è di averci aperto alla certezza “non matematica, ma ancora più forte, interiore, di aver incontrato la Sorgente della Vita, la Vita stessa fatta carne, visibile e tangibile in mezzo a noi”. Secondo il Pontefice, “questa è l'esperienza del cristiano, e non è merito suo, non è merito di noi cristiani, ma viene da Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Tutto ciò è contenuto in germe nella risposta di Pietro: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. “Ma anche la risposta di Gesù è piena di luce – ha aggiunto -: 'Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa'. È la prima volta qui che Gesù pronuncia la parola 'Chiesa': e lo fa esprimendo tutto il suo amore verso di essa, che definisce 'la mia Chiesa'. E' la nuova comunità dell'Alleanza, non più basata sulla discendenza e sulla Legge, ma sulla fede in Lui, Gesù, Volto di Dio”.