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Il Papa all’udienza: “E’ triste vedere giovani in pensione, coltivate sane utopie”

“Dopodomani, 1° settembre, ricorrerà la Giornata di preghiera per la cura del creato. In questa occasione, io e il caro fratello Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, abbiamo preparato insieme un Messaggio. In esso invitiamo tutti ad assumere un atteggiamento rispettoso e responsabile verso il creato. Facciamo inoltre appello, a quanti occupano ruoli influenti, ad ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, che più soffrono per gli squilibri ecologici”. E’ l’invito lanciato da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in Piazza S. Pietro in vista dell’appuntamento di venerdì. La catechesi è stata invece dedicata ancora alla speranza e in particolare alla “memoria della vocazione“.

No ai giovani in pensione

Partendo dalla chiamata degli apostoli e dal racconto di Giovanni che annota, nonostante la tarda età in cui scrisse il suo Vangelo, addirittura l’ora di quel primo incontro con Gesù (“erano circa le quattro del pomeriggio”). Per lui e per Andrea, discepoli del Battista,  “è la ‘scintilla‘ Lasciano il loro primo maestro e si mettono alla sequela di Gesù. Lui si gira verso di loro e pone la domanda decisiva: ‘Che cosa cercate?’. Gesù appare nei Vangeli come un esperto del cuore umano. In quel momento aveva incontrato due giovani in ricerca, sanamente inquieti. In effetti, che giovinezza è una giovinezza soddisfatta, senza una domanda di senso? I giovani che non cercano nulla non sono giovani, sono già in pensione prima del tempo – ha sottolineato il Papa – E’ triste vedere giovani in pensione. E Gesù, attraverso tutto il Vangelo, in tutti gli incontri che gli capitano lungo la strada, appare come un “incendiario” dei cuori. Da qui quella sua domanda che cerca di far emergere il desiderio di vita e di felicità che ogni giovane si porta dentro: “che cosa cerchi?”. Anche io vorrei oggi domandare ai giovani che sono qui in piazza e a quelli che ascoltano per i media: ‘Tu, che sei giovane, che cosa cerchi? Che cosa cerchi nel tuo cuore?’. La vocazione di Giovanni e di Andrea parte così: è l’inizio di un’amicizia con Gesù talmente forte da imporre una comunanza di vita e di passioni con Lui. I due discepoli cominciano a stare con Gesù e subito si trasformano in missionari: tant’è vero che i loro rispettivi fratelli – Simone e Giacomo – vengono presto coinvolti nella sequela. Fu un incontro così toccante, così felice che i discepoli ricorderanno per sempre quel giorno che illuminò e orientò la loro giovinezza”.

Come scoprire la propria vocazione

Poi il Papa si è chiesto: “Come si scopre la propria vocazione in questo mondo? La si può scoprire in tanti modi, ma questa pagina di Vangelo ci dice che il primo indicatore è la gioia dell’incontro con Gesù. Matrimonio, vita consacrata, sacerdozio: ogni vocazione inizia con un incontro con Gesù”. “Il Signore – ha proseguito Francesco – non vuole uomini e donne che camminano dietro a Lui di malavoglia, senza avere nel cuore il vento della letizia. Voi, che siete in piazza, vi domando – ognuno risponda a se stesso – voi avete nel cuore il vento della letizia? Ognuno si chieda:’“Io ho dentro di me, nel cuore, il vento della letizia?’. Gesù vuole persone che hanno sperimentato che stare con Lui dona una felicità immensa, che si può rinnovare ogni giorno della vita. Un discepolo del Regno di Dio che non sia gioioso non evangelizza questo mondo. Si diventa predicatori di Gesù non affinando le armi della retorica, ma custodendo negli occhi il luccichio della vera felicità“.

Coltivare sane utopie

Il Papa non si nasconde che possono esserci momenti di difficoltà, in cui andare contro vento, ma “non diamo retta alle persone deluse e infelici; non ascoltiamo chi raccomanda cinicamente di non coltivare speranze nella vita; non fidiamoci di chi spegne sul nascere ogni entusiasmo dicendo che nessuna impresa vale il sacrificio di tutta una vita; non ascoltiamo i ‘vecchi’ di cuore che soffocano l’euforia giovanile. Guardiamo invece – ha continuato  ai tanti cristiani che con gli occhi ti trasmettono la gioia della fede”. “Coltiviamo sane utopie – ha concluso – Dio ci vuole capaci di sognare come Lui e con Lui, mentre camminiamo ben attenti alla realtà. Sognare un mondo diverso. E se un sogno si spegne, tornare a sognarlo di nuovo, attingendo con speranza alla memoria delle origini, a quelle braci che, forse dopo una vita non tanto buona, sono nascoste sotto le ceneri del primo incontro con Gesù. “.

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