A differenza delle epoche passate, in particolare quella del XVI secolo, oggi le Guardie Svizzere non sono chiamate ad un “eroica offerta della vita fisica, ma ad un altro sacrificio non meno arduo: a servire cioè la potenza della fede“. Nel giorno in cui il corpo militare più famoso del mondo festeggia la sua istituzione e il giuramento delle nuove reclute, Papa Francesco rivolge alle Guardie Svizzere il suo augurio affinché la loro permanenza a Roma sia caratterizzata da una crescita spirituale, sulle orme delle prime comunità cristiane. Ricevendole nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in Vaticano, il Pontefice ricorda loro di essere non solo “forti e valorosi”, ma anche “un esempio di vita” e di “testimonianza cristiana“.
Testimoni della fede
Papa Francesco saluta con gioia le nuove reclute, “che hanno scelto di spendere alcuni anni della loro giovinezza al servizio del Successore di Pietro“, e non tralascia l’abbraccio alla comunità cristiana della Svizzera: “la presenza dei vostri genitori, parenti e amici, venuti a Roma per prendere parte a questi giorni di festa, manifesta sia l’affetto dei cattolici svizzeri alla Santa Sede, sia l’educazione cristiana e il buon esempio mediante i quali i genitori hanno trasmesso ai figli la fede, il valore dell’appartenenza alla comunità cristiana e il significato del servizio ecclesiale”.
Nel ricordare il 6 maggio, giorno “doloroso, e al tempo stesso famoso” del “sacco di Roma”, nel quale le Guardie Svizzere “si distinsero in una coraggiosa e indomita difesa del Papa, fino al sacrificio della vita”, il Pontefice fa notare che oggi i militari che vestono l’uniforme di Michelangelo sono chiamati “ad un altro sacrificio non meno arduo: a servire cioè la potenza della fede”. Contro il demonio, prosegue il Papa, “essa è una valida barriera“. Al tempo stesso, sono chiamate “ad essere forti e valorose, sostenute dalla fede in Cristo e dalla sua parola di salvezza”. Secondo Bergoglio, la presenza delle Guardi Svizzere “è un’occasione per crescere come coraggiosi ‘soldati di Cristo’“. Infatti, fa notare il Santo Padre, i pellegrini e i turisti “che hanno la possibilità di incontrarvi rimangono edificati scoprendo in voi, insieme con le caratteristiche compostezza, precisione e serietà professionale, anche generosa testimonianza cristiana e santità di vita“. Questa, sottolinea il Papa deve essere la loro “prima preoccupazione”.
Guardie ma anche discepoli
Bergoglio invita le reclute a trascorrere la loro permanenza a Roma “con sincera fraternità, sostenendovi gli uni gli altri nel condurre una vita esemplarmente cristiana, che sia motivata e sorretta dalla vostra fede”. Il Pontefice, infatti, ritiene che “la spinta più forte a venire a Roma per compiere questo servizio ve l’ha data proprio la vostra fede“. La “singolare missione” affidata alle Guardie Svizzere dalla Chiesa e dalla Santa Sede, nasce proprio “nel Battesimo, che vi abilita a testimoniare la fede in Cristo, morto e risorto, là dove la Provvidenza vi pone a vivere”. “Sentitevi parte attiva del grande popolo di Dio”, prosegue il Papa, “discepoli-missionari impegnati a testimoniare il Vangelo nell’ambiente in cui operate e nei luoghi del tempo libero”. Spesso questo si concretizza “attraverso piccoli gesti quotidiani, a volte ripetitivi, ma ai quali è importante dare un significato sempre nuovo”. Solo così nascerà “uno stile di comportamento che, all’interno del Corpo, è fatto di reciproca armonia e rispettosa comunione con i vostri superiori, e all’esterno si esprime nell’accoglienza, nella gentilezza, nella pazienza”.
L’esempio di San Filippo Neri
Nel concludere il suo intervento, il Papa rivolge alle nuove reclute l’augurio “di poter valorizzare” questo periodo “romano” cogliendo “alcune delle molte possibilità di crescita spirituale e culturale” che la città eterne offre. A tal proposito, Bergoglio cita l’esempio di San Filippo Neri, che “accompagnava i suoi ragazzi alla scoperta delle tracce delle antiche comunità cristiane, sulle orme dei santi”. Il Pontefice la ritiene una cosa “molto interessante: percorrere Roma sulle tracce dei tanti santi e sante che hanno vissuto in questa Città“. Ciò renderà la permanenza delle Guardie Svizzere “indimenticabile”. Infine, il Santo Padre rinnova all’intero corpo della Guardia Svizzera la sua “riconoscenza per la diligenza e la sollecitudine con cui svolge la propria preziosa attività al servizio del Papa e dello Stato della Città del Vaticano”. E nell’impartire “di cuore” la sua benedizione apostolica, chiede ai giovani militari: “pregate per me”.