Accogliendo e ascoltando i suoi discepoli che tornano pieni di gioia, la prima cosa che Gesù fa è lodare e benedire il Padre suo, e questo ci indica un aspetto fondamentale della nostra vocazione. Siamo uomini e donne di lode. La persona consacrata è in grado di riconoscere e indicare la presenza di Dio dovunque si trovi”. E' una riflessione intensa quella che Papa Francesco condivide con i religiosi del Madagascar, incontrati al College Saint Michel di Antananarivo e dai quali si è congedato ringraziandoli per aver visto in loro “i segni di una Chiesa viva, una Chiesa impegnata, che cerca ogni giorno di essere presenza del Signore… che cerca ogni giorno di essere più vicina al popolo”. In uno degli edifici fondati dai missionari gesuiti sul finire dell'Ottocento, il Santo Padre ricorda quanti “non hanno avuto paura e hanno saputo scommettere su Gesù Cristo e il suo Regno”, compresi i tanti laici che “nei tempi difficili di persecuzione, quando molti missionari e consacrati dovettero andar via, furono quelli che mantennero viva la fiamma della fede in queste terre”.
“Vicini alla vostra gente”
Ai religiosi, sacerdoti, consacrati e seminaristi, il Santo Padre ha ricordato gli impegni e le difficoltà che comporta l'aver accettato la sfida di essere una chiesa in uscita: “So che molti di voi vivono in condizioni difficili, dove mancano i servizi essenziali o le risorse economiche per portare avanti la vita e l’attività pastorale… Tuttavia scegliete di rimanere e stare accanto alla vostra gente, vicini alla vostra gente, con la vostra gente. Grazie di cuore per la vostra testimonianza di essere vicini alla gente, grazie per aver voluto restare lì e non fare della vocazione un 'passaggio a una vita migliore'… Questa è la chiave: rimanere nel cuore del Signore e nel cuore del popolo”.
Non perdere la bussola
Ma c'è anche un monito che il Pontefice lascia ai religiosi, quando su Antananarivo calano le ore della sera: “Spesso possiamo cadere nella tentazione di passare ore a parlare dei 'successi' o dei 'fallimenti', dell’'utilità' delle nostre azioni o della 'influenza' che possiamo avere, nella società, o in qualunque ambito. Discussioni che finiscono per occupare il primo posto e il centro di tutta la nostra attenzione. E questo ci porta – non di rado – a sognare programmi apostolici sempre più grandi, meticolosi e ben disegnati… ma tipici dei generali sconfitti… Nella lode impariamo la sensibilità per non 'perdere la bussola' e non fare dei mezzi i nostri fini, e del superfluo ciò che è importante”. Papa Francesco ha spiegato che “la gratuità di promuovere tutto ciò che fa crescere, maturare e fruttificare il Popolo di Dio piuttosto che inorgoglirci di un certo 'reddito' pastorale facile, veloce ma effimero. In un certo senso, gran parte della nostra vita, della nostra gioia e fecondità missionaria si gioca su questo invito di Gesù alla lode“. E, nel salutare i religiosi malgasci, ha ricordato che “Gesù riassume l’operato dei suoi discepoli parlando della vittoria sul potere di Satana, un potere che non potremo mai vincere con le nostre sole forze, ma certo lo potremo nel nome di Gesù. Ognuno di noi può dare testimonianza di quelle battaglie… e anche di alcune sconfitte”.