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Il Papa ai malati: “Siete i benedetti del Padre”

Cari fratelli e sorelle!

Grazie di cuore per l'accoglienza calorosa e fraterna, e anche per le parole di Cacilda. Grazie per la tua vita e la tua testimonianza, espressione che questo Centro sanitario polivalente “Sant'Egidio”Ā di Zimpeto ĆØ manifestazione dell'amore di Dio, sempre pronto a soffiare vita e speranza dove abbondano la morte e la sofferenza.

Saluto cordialmente le autoritĆ , gli operatori sanitari, i malati con le loro famiglie e tutti i presenti. Nel vedere con quanta competenza, professionalitĆ  e amore curate e accogliete tanti malati, concretamente persone con AIDS/HIV, soprattutto donne e bambini, mi viene in mente la parabola del Buon Samaritano.

Tutti quelli che sono passati da qui, tutti coloro che arrivano presi dalla disperazione e dallā€™angoscia somigliano a quell'uomo abbandonato al bordo della strada. E voi, qui, non siete passati a distanza, non avete proseguito per la vostra strada come avevano fatto altri (il levita e il sacerdote). Questo Centro ci mostra che c'ĆØ stato chi si ĆØ fermato e ha sentito compassione, chi non ha ceduto alla tentazione di dire “non c'ĆØ niente da fare”, “ĆØ impossibile combattere questa piaga”Ā e si ĆØ dato da fare con coraggio per cercare delle soluzioni. Voi, come ha detto Cacilda, avete ascoltato quel grido silenzioso, quasi impercettibile, di tante donne, di tante persone che vivevano nella vergogna, emarginate, giudicate da tutti. Ecco perchĆ© avete ampliato questa casa ā€“ dove il Signore vive con coloro che si trovano al bordo della strada ā€“ ai malati di cancro, di tubercolosi e a centinaia di persone malnutrite, in particolare bambini e giovani.

CosƬ tutte le persone che, a vari livelli, fanno parte di questa comunitĆ  sanitaria diventano espressione del Cuore di GesĆ¹, in modo che nessuno pensi “che il loro grido sia caduto nel vuoto. [ā€¦] [Sono] un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno, per sentire la presenza attiva di un fratello e di una sorella. Non ĆØ un atto di delega ciĆ² di cui i poveri hanno bisogno, ma il coinvolgimento personale di quanti ascoltano il loro grido. La sollecitudine dei credenti non puĆ² limitarsi a una forma di assistenza ā€“ pur necessaria e provvidenziale in un primo momento ā€“, ma richiede quella attenzione d'amore che onora l'altro in quanto persona e cerca il suo bene”. Ascoltare questo grido vi ha portato a capire che il trattamento medico, sebbene necessario, non era sufficiente; perciĆ² avete considerato la problematica in tutta la sua integralitĆ  per ridare dignitĆ  alle donne e ai bambini, aiutandoli a progettare un futuro migliore.

In questo immenso campo, che si ĆØ venuto aprendo davanti a voi grazie al continuo ascoltare, avete anche sperimentato il vostro limite: la mancanza di mezzi di ogni genere. Il programma, che avete sviluppato e vi ha collegato con altri luoghi del mondo, ĆØ un esempio di umiltĆ  per aver riconosciuto i vostri limiti, e di creativitĆ  per il lavoro in rete. “Spesso la collaborazione con altre realtĆ , che sono mosse non dalla fede ma dalla solidarietĆ  umana, riesce a portare un aiuto che da soli non potremmo realizzare. Riconoscere che, nell'immenso mondo della povertĆ , anche il nostro intervento ĆØ limitato, debole e insufficiente conduce a tendere le mani verso altri, perchĆ© la collaborazione reciproca possa raggiungere l'obiettivo in maniera piĆ¹ efficace. Siamo mossi dalla fede e dallā€™imperativo della caritĆ , ma sappiamo riconoscere altre forme di aiuto e solidarietĆ  che si prefiggono in parte gli stessi obiettivi [ā€¦]. Il dialogo tra le diverse esperienze e l'umiltĆ  di prestare la nostra collaborazione, senza protagonismi di sorta, ĆØ una risposta adeguata e pienamente evangelica che possiamo realizzare”. Lā€™impegno gratuito e volontario di tante persone di diverse professioni ā€“ dermatologia, medicina interna, neurologia e radiologia, tra le altre; piĆ¹ di cinquemila persone tra medici, infermieri, biologi, coordinatori e tecnici ā€“, che da parecchi anni, attraverso la telemedicina, hanno fornito la loro preziosa collaborazione per formare operatori locali, contiene in sĆ© stesso un enorme valore umano ed evangelico.

Nello stesso tempo ĆØ meraviglioso vedere come questo ascolto dei piĆ¹ deboli dei poveri, i malati, ci mette in contatto con un'altra parte fragile del mondo: penso ai 'sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell'acqua, nellā€™aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri piĆ¹ abbandonati e maltrattati, cā€™ĆØ la nostra oppressa e devastata terra, che 'geme e soffre le doglie del parto'Ā (RmĀ 8,22). Come insegnano le sculture di arteĀ makondeĀ ā€“ le cosidetteĀ ujamaaĀ (ā€œfamiglia allargataā€, inĀ suahili, o ā€œalbero della vitaā€) con varie figure aggrappate l'una allā€™altra in cui prevalgono l'unitĆ  e la solidarietĆ  sullā€™individuo ā€“, dobbiamo renderci conto che siamo, tutti, parte di uno stesso tronco. Voi siete stati in grado di capirlo e questā€™ascolto vi ha portato a cercare i mezzi sostenibili nella ricerca di energia, nonchĆ© nella raccolta e riserva di acqua; le vostre opzioni a basso impatto ambientale sono un modello virtuoso, un esempio da seguire vista lā€™urgenza imposta dal deterioramento del pianeta.

Il testo del Buon Samaritano termina con il ferito accompagnato alla locanda, parte del pagamento consegnata al locandiere e la promessa del rimanente al ritorno. Donne come Cacilda, i circa centomila bambini che possono scrivere una nuova pagina di storia liberi dallā€™HIV/AIDS e molte altre persone anonime che oggi sorridono perchĆ© sono state curate con dignitĆ  nella loro dignitĆ , sono parte del pagamento che il Signore vi ha lasciato: presenze-dono, che, uscendo dall'incubo della malattia, senza nascondere la loro condizione, trasmettono speranza a molte persone; con quell'Ā 'io sogno'Ā contagiano tanti che hanno bisogno di essere raccolti dal bordo della strada. L'altra parte vi sarĆ  retribuita dal Signore' quando Egli ritornerĆ , e questo deve riempirvi di gioia: quando noi ce ne andremo, quando voi ritornerete ai compiti quotidiani, quando nessuno vi applaudirĆ  nĆ© loderĆ , continuate ad accogliere quelli che vengono, andate a cercare i feriti e gli sconfitti nelle periferie… Non dimentichiamo che i loro nomi, scritti nel cielo, hanno accanto un'iscrizione: questi sono i benedetti del Padre mio. Rinnovate gli sforzi, perchĆ© qui si possa continuare a ā€œdare alla luceā€ la speranza.

Dio benedica voi, cari malati e familiari, e coloro che vi assistono con tanto affetto e vi incoraggiano ad andare avanti.

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