Mai più nasconderci, mai più tacere nei confronti di questo male: questo il monito di Papa Francesco che, nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, ha accolto gli affetti da corea di Huntington (una malattia genetica neurodegenerativa) accorsi da ogni parte del mondo. “So che alcuni di voi hanno dovuto affrontare un viaggio molto lungo e non facile per essere qui oggi – ha detto il Santo Padre -. Vi ringrazio e mi rallegro per la vostra presenza. Ho ascoltato le vostre storie e le fatiche che ogni giorno dovete affrontare; ho compreso con quanta tenacia e con quanta dedizione le vostre famiglie, i medici, gli operatori sanitari e i volontari sono al vostro fianco in un cammino che presenta tante salite, alcune molto dure”.
“Mai più nascosta!”
Il Pontefice ha accolto oltre 150 persone, riservando a ciascuno di loro un pensiero, un gesto di affetto e di vicinanza, sostenendo che “per troppo tempo le paure e le difficoltà che hanno caratterizzato la vita delle persone affette da Huntington hanno creato intorno a loro fraintendimenti, barriere, vere e proprie emarginazioni. In molti casi gli ammalati e loro famiglie hanno vissuto il dramma della vergogna, dell’isolamento, dell’abbandono”. Per questo l’appuntamento in Vaticano diviene un modo per dire basta al silenzio, pronunciando con determinazione le parole “‘Mai più nascosta!’. Non si tratta semplicemente di uno slogan, bensì di un impegno che ci deve vedere tutti protagonisti. La forza e la convinzione con cui pronunciamo queste parole derivano proprio da quanto Gesù stesso ci ha insegnato. Durante il suo ministero, Egli ha incontrato tanti ammalati, si è fatto carico delle loro sofferenze, ha abbattuto i muri dello stigma e della emarginazione che impedivano a tanti di loro di sentirsi rispettati e amati. Per Gesù la malattia non è mai stata ostacolo per incontrare l’uomo, anzi, il contrario” poiché, spiega ancora Francesco, anche la malattia “può essere occasione di incontro, di condivisione, di solidarietà”.
“Anche nella malattia una strada di bene”
Il Pontefice ha poi riservato un pensiero per i familiari di coloro che combattono con questo terribile male: “Chi vive la malattia di Huntington sa che nessuno può davvero superare la solitudine e la disperazione se non ha accanto a sé delle persone che, con abnegazione e costanza, si fanno’compagne di viaggio’. Voi siete tutto questo: padri, madri, mariti, mogli, figli, fratelli e sorelle che quotidianamente, in modo silenzioso ma efficace, accompagnano in questo duro cammino i propri familiari. Anche per voi talvolta la strada è in salita”. Per questo, ha detto ancora il Santo Padre, “incoraggio anche voi a non sentirvi soli; a non cedere alla tentazione del senso di vergogna e di colpa”. Ma Papa Francesco si è rivolto anche ai medici, tra i quali gli operatori dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza che, sia con l’assistenza sia con la ricerca, esprimono il contributo di un’opera della Santa Sede in questo ambito così importante. Il servizio di tutti voi è prezioso, perché è certamente dal vostro impegno e dalla vostra iniziativa che prende forma in modo concreto la speranza e lo slancio delle famiglie che si affidano a voi”. E il Pontefice non dimentica i ricercatori: “È evidente che sul vostro lavoro c’è uno sguardo carico di attesa: dai vostri sforzi dipende la speranza di poter trovare la via per la guarigione definitiva dalla malattia, ma anche per il miglioramento delle condizioni di vita di questi fratelli e per l’accompagnamento, soprattutto nelle delicate fasi della diagnosi, di fronte all’insorgenza dei primi sintomi. Che il Signore benedica il vostro impegno!”. Infine, nel salutare i suoi ospiti, Papa Francesco ha ricordato che “anche attraverso la sofferenza passa una strada feconda di bene che possiamo percorrere insieme”.