Il S. Padre ha iniziato, con l’udienza generale di oggi, un nuovo ciclo di catechesi dedicato ai comandamenti. Papa Francesco ha anche invitato 10 bambini a restare accanto a lui sul palco. Erano in piazza San Pietro nei pressi del varco dove Francesco è sceso dalla jeep per salire a piedi fino al sagrato e così il Papa gli ha chiesto di accompagnarlo in quel breve tratto in salita e di prendere posto accanto ai prelati della Segreteria di Stato che svolgono il servizio di speaker nelle varie lingue. Poi il Papa, ricordando l’odierna festa di S. Antonio da Padova, ha fatto gli auguri di buon onomastico a quanti si trovavano in piazza e portano quel nome.
Per introdurre il nuovo tema delle catechesi, Papa Francesco ha preso spunto dal passo del vangelo di Marco che riporta il dialogo di Gesù con il giovane ricco. Nella domanda “Cosa devo fare per avere la vita eterna” “c’è la sfida di ogni esistenza: il desiderio di una vita piena, infinita. Come fare per arrivarci? Quale sentiero percorrere? Vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile… Quanti giovani cercano di 'vivere' e si distruggono andando dietro a cose effimere. Alcuni pensano che sia meglio spegnere questo impulso, perché pericoloso. Vorrei dire, specialmente ai giovani: il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità”. Poi a braccio il S. Padre ha chiesto ai fedeli: “Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no? Non sento… no, rimane lì, non cresce non avrà successo… Questi giovani che hanno paura di tutto, ma questi giovani non andranno avanti: mitezza, forza e niente pusillanimità, niente mediocrità“.
Il Papa ha quindi citato il beato Pier Giorgio Frassati che diceva “che bisogna vivere, non vivacchiare. I mediocri vivacchiano. Occorre vivere con la forza della vita. Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine”. E ancora a braccio ha aggiunto: “Ma nelle vostre case, nelle vostre famiglie, quando si vede un giovane seduto tutta la giornata così… cosa pensano mamma e papà? ma questo è malato. E lo portano dal medico… la vita del giovane è andare avanti, essere inquieto, avere una sana inquietudine“. Se i giovani. Si è chiesto il Papa, “non saranno affamati di vita autentica, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti, non inquieti?“. Il S. Padre ha sottolineato che passare dalla giovinezza alla maturità significa “accettare i propri limiti. Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di 'quello che manca'. Quest’uomo è costretto a riconoscere che tutto quello che può fare non supera un tetto, non va oltre un margine. Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti”.
“A ben vedere – ha spiegato il S. Padre – nell’invito finale di Gesù – immenso, meraviglioso – non c’è la proposta della povertà, ma della ricchezza, quella vera. Chi, potendo scegliere fra un originale e una copia, sceglierebbe la copia? Ecco la sfida: trovare l’originale, non la copia. Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera! Come potranno i giovani seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure?”. Di nuovo fuori testo ha affermato: “E’ brutto trovare cristiani di mezza misura, cristiani, permettetemi la parola, nani, crescono fino a una certa statura e poi no, cristiani col cuore impiccolito, chiuso, è brutto. Dobbiamo partire dalla realtà – ha concluso il Pontefice – per fare il salto in ‘quel che manca’. Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario”.
Al termine dell’udienza il S. Padre ha rivolto un pensiero a quanti sono coinvolti nei Campionati mondiali di calcio che si apriranno domani in Russia: “Desidero inviare il mio cordiale saluto ai giocatori e agli organizzatori, come pure a quanti seguiranno tramite i mezzi di comunicazione sociale questo evento che supera ogni frontiera. Possa questa importante manifestazione sportiva diventare occasione di incontro, di dialogo e di fraternità tra culture e religioni diverse, favorendo la solidarietà e la pace tra le nazioni”.