Nella vita bisogna “rischiare con entusiasmo“. Papa Francesco, incontrando in Aula Paolo VI gli studenti del Collegio Barbarigo di Padova, dice no ai “giovani da divano”, quelli “seduti che guardano come passa la storia”.
No alla passività
E' brutto, ha spiegato il Pontefice, “trovare un giovane in pensione e ce ne sono tanti che a 22, 23, 24 anni sono in pensione”. La bellezza della vita, ha ricordato, è mettersi in gioco e “avere entusiasmo”, perché la “giovinezza non è passività”. Il giovane, ha aggiunto, “deve guardare la meta, deve guradare avanti, anche se costa. Nella giovinezza si impara che nella vita niente è gratis. Tu devi guadagnare le mete. E' gratuito solo l'amore di Dio“. Inoltre per “andare avanti”, ci vuole “lo sforzo di ogni giorno“. Francesco ha spiegato che tante volte occorre “rifiutare i compromessi che porteranno alla mediocrità”. Un giovane “mediocre finirà per essere 'tiepido', né caldo né freddo, senza gusto, senza aver lottato”. Il Pontefice ha quindi esortato una ragazza che gli chiedeva dove poter trovare la sicurezza nella vita, a trovarla in se stessa, “nella gioia e nello sforzo di andare avanti”.
I rischi di una vita “insipida”
Una vita senza passione, ha proseguito, “è come un piatto di pasta in bianco senza sale“. “I giovani – ha ribadito – devono essere inquieti, con la passione e non da divano”. Nel contempo devono avere la consapevolezza della “memoria, delle radici ma guardando l'orizzonte”. “Anche voi fate bene a me con questo fuoco che portate dentro”, ha detto poi Bergoglio che ha ricordato ai ragazzi di pregare “non come pappagalli” e di avere sempre tre tipi di linguaggio: “Della testa, del cuore e delle mani” ossia “il pensare, il sentire e il fare. Questo è il confronto della vita che ci fa crescere”. Se si usano tutti e tre i linguaggi si torna a casa “non con una risposta ma con un interrogativo. I giovani – ha aggiunto – devono avere la capacità di farsi delle domande. Se non torni a casa con una nuova domanda a te stesso ti manca qualcosa…”.
Saper dialogare
Tornando al concetto delle radici, il Papa ha poi esortato a parlare con gli anziani, i nonni, “che hanno la saggezza della vita“. Il Pontefice ha invitato i presenti a “non isolarsi” ma ad aiutare “il dialogo” con tutta la comunità. “Dialogare con se stessi va bene per riflettere ma occorre dialogare con gli altri“, ha detto Francesco che ha citato un proverbio africano che recita: “Se vuoi andare di fretta cammina da solo, se vuoi arrivare sicuro cammina in comunitò, con gli altri”. Un ruolo centrale per Bergoglio, lo hanno “i genitori, perché quando c'è dialogo in famiglia” c'è “esperienza di vita”. Ma “più dei genitori – ha sottolineato Francesco – importanti i nonni. Voi dovete parlare con i nonni perché sono le radici. Senza radici non vi è né crescita né frutto”.
Lavoro e scuola
Ai futuri adulti, Bergoglio ha chiesto di non lavorare “per riempire le tasche di soldi ma per servire meglio gli altri. Il vostro lavoro nel futuro deve essere un servizio alla società, dovete essere di esempio“. Il Pontefice ha anche raccontato della sua esperienza lavorativa a 13 anni, in una fabbrica di un amico del padre, per pulire le officine: “Ho cominciato a lavorare durante le vacanze e questo mi ha fatto tanto bene”. “Le vacanze erano di tre mesi – ha detto Bergoglio – e io feci due mesi e mezzo di lavoro. Il lavoro concreto a me ha fatto bene, mi ha aperto gli occhi”. Poi il ritorno a scuola, fino a 19 anni, il giovane Papa ha studiato e lavorato contemporaneamente: “Dovevo entrare alle 7 fino all'una e affrettarmi poi per arrivare alle 14 al collegio per fare le scuole teoriche fino alle 18-17. Lo sforzo di alzarmi presto mi ha aiutato molto”.
No alla cultura della morte
Il Papa ha poi ricordato che stiamo “Stiamo vivendo una cultura della morte, una cultura del silenzio, una cultura dell'indifferenza“. Il Pontefice ha sottolineato che, in questo tempo di guerre, si guarda solo alle proprie cose e a nient'altro. “Voi dovete assumere i problemi della vita reale – ha spronato Francesco -. Questa gente ha fame e tu non hai fame e devi pensare cosa devo fare io per la gente che soffre?…”. Il Papa ha quindi dato un “compito” ai presenti: “Cercate nelle statistiche quanti bambini muoiono all'anno nelle zone di guerra per la fame o per la sete”.