Il luogo è stato il Campo diocesano di Soamandrakizay, nella periferia di Antananarivo; la platea, i giovani del Madagascar, incontrati nell'entusiasmo di un pomeriggio trascorso fra balli tipici e testimonianze toccanti. In particolare quelle di Rova Stiraka e Vavy Elyssa, che raccontano la loro storia e il loro “cammino di ricerca tra aspirazioni e sfide“, perché se “il discepolo di Gesù vuole crescere nella sua amicizia, non deve rimanere immobile, a lamentarsi e guardare a sé stesso. Deve muoversi, agire, impegnarsi… Per questo mi piace vedere ogni giovane come uno che cerca”. E ricorda a tal proposito la storia di Rova e della sua evangelizzazione presso i carcerati, che ha “imparato a conoscere non solo le qualità, ma anche le storie che si nascondono dietro ogni volto. Hai messo da parte la critica veloce e facile, che sempre paralizza, per imparare una cosa che tante persone possono impiegare anni a scoprire. Ti sei reso conto che, in molte persone che sono in prigione, non c’era il male, ma delle cattive scelte. Hanno sbagliato strada, e lo sanno, ma adesso vogliono ricominciare”.
La fiducia
In base a esperienze di questo tipo, il Santo Padre ha invitato tutti a ricordare che è proprio in tali esperienze che si palesa “uno dei doni più belli che l’amicizia con Gesù può offrirci. 'Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai'“. Tutti, infatti, “sappiamo che ci si può smarrire e correre dietro a illusioni che ci fanno promesse e ci incantano con una gioia appariscente, una gioia rapida, facile e immediata, ma che alla fine lasciano il cuore, lo sguardo e l’anima a metà strada. State attenti a coloro che vi promettono strade facili e poi vi lasceranno a metà strada! Quelle illusioni che, quando siamo giovani, ci seducono con promesse che ci anestetizzano, ci tolgono la vitalità, la gioia, ci rendono dipendenti e ci chiudono in un circolo apparentemente senza uscita e pieno di amarezza”. Un sentimento, questo, che potrebbe indurci a pensare che non vi sia via d'uscita. Ma è il Signore “il primo a dire: no, non è questa la via… Ci dice: 'Seguimi!'. Non per farci correre dietro a delle illusioni, ma per trasformare ognuno di noi in discepoli-missionari qui e ora. È il primo a confutare tutte le voci che cercano di addormentarvi, di addomesticarvi, di anestetizzarvi o farvi tacere perché non cerchiate nuovi orizzonti. Con Gesù, ci sono sempre nuovi orizzonti. Vuole trasformarci tutti e fare della nostra vita una missione”.
La luce della speranza
E' attraverso i giovani, ha precisato il Santo Padre, che “il futuro entra nel Madagascar e nella Chiesa… Il Signore è il primo ad avere fiducia in voi e invita anche voi ad avere fiducia in voi stessi, a essere i costruttori del futuro”. E' impossibile “essere un discepolo missionario da solo: abbiamo bisogno degli altri per vivere e condividere l’amore e la fiducia che il Signore ci dà. L’incontro personale con Gesù è insostituibile, non in maniera solitaria ma in comunità… Siamo invitati a scoprire il volto di Gesù nei volti degli altri”, ha precisato ricordando l'importanza dei legami familiari e della vita sociale, perché in una comunità, “cioè insieme, possiamo imparare a riconoscere i piccoli miracoli quotidiani, come pure le testimonianze di com’è bello seguire e amare Gesù”. Basta solo un “sì”, quello di coloro “che vogliono impegnarsi e che sono disposti a rischiare, che vogliono scommettere tutto, senza altra sicurezza che la certezza di sapere che sono portatori di una promessa. Quella ragazza di Nazareth oggi è la Madre che veglia sui suoi figli che camminano nella vita spesso stanchi, bisognosi, ma che desiderano che la luce della speranza non si spenga. Questo è ciò che vogliamo per il Madagascar, per ciascuno di voi e per i vostri amici: che la luce della speranza non si spenga”.