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Il Papa ai comunicatori: “Siate martiri, non fate pubblicità”

Questa mattina nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Comunicazione insieme ai dipendenti dello stesso Dicastero. Il tema scelto per l'assemblea è un versetto tratto dalla Lettera agli Efesini “Siamo membra gli uni degli altri”. Come ha sottolineato il Papa nel suo discorso, è la prima volta che egli incontra tutti i dipendenti del Dicastero (circa 400 persone) da quando è iniziato il processo di accorpamento in un nuovo Dicastero della Curia Romana, come espresso dalla Lettera Apostolica con motu proprio L'attuale contesto comunicativo.

Riforme e cambiamento

“Le riforme sono quasi sempre faticose” ha detto Papa Francesco, sottolineando l'importanza della comunicazione per la Chiesa Cattolica, assunta come missione: “Nessun investimento è troppo alto per diffondere la Parola di Dio – ha ricordato il Pontefice -. Allo stesso tempo ogni talento deve essere ben speso, fatto fruttare. Anche su questo si misura la credibilità di quel che diciamo”. Le parole del Santo Padre gettano luce sul carattere “destabilizzante” delle riforme, perché implicano passi verso nuovi orizzonti, spesso ignoti, ed è naturale una certa ritrosìa. Ma, allo stesso tempo “bisogna avere il coraggio di cambiare, mai sentirsi arrivati, né scoraggiarsi – ammonisce il Papa -. Occorre sempre rimettersi in gioco, uscire dalle proprie false sicurezze e abbracciare la sfida del futuro. Precorrere i tempi non è spegnere la memoria del passato, è mantenerne vivo il fuoco“.

La comunicazione come sfida

Davanti a tale sfida personale, si avvicendando altrettante sfide “esogene”, dalla rivoluzione digitale a quella dello stile da adottare: “Sappiamo che da allora le sfide in questo ambito sono cresciute in maniera esponenziale e le nostre forze continuano a non bastare mai. La sfida a cui siete chiamati, come cristiani e come comunicatori, è davvero alta. E proprio per questo è bella“. Riprendendo il tema scelto, il Santo Padre ha ricordato come la comunicazione scenda alle radici stesse dell'identità “che è fondata sulla comunione e sull'alterità” proprio come la fede: “La fede stessa, infatti, è una relazione, un incontro; e sotto la spinta dell’amore di Dio noi possiamo comunicare, accogliere e comprendere il dono dell’altro e corrispondervi”.

L'identikit del comunicatore

“Comunicare da martiri, cioè testimoni di Cristo“. Per Papa Francesco il potenziale rivoluzionario della comunicazione è questo. Parlando interamente a braccio, il Santo Padre ha ringraziato ogni dipendente della comunicazione ed è andato a fondo della riflessione sul ruolo del comunicatore partendo dalla sua etimologia. Andare alla sostanza delle cose, permette di depurarle degli orpelli: “La bellezza non è quella del rococò” ha detto il Papa, per il quale chi lavora nel settore esprime “il desiderio di Dio: comunicarsi“. Agli antipodi di tale assunto v'è la pubblicità: “La comunicazione non è un lavoro di ufficio come la pubblicità, ma comunicarsi è proprio prendere dall'essere di Dio e avere lo stesso atteggiamento. Non poter rimanere da soli, ma bisogno di comunicare quello che io penso sia vero e giusto, il vero e il bello”. Le parole del Santo Padre delineano, così, il ritratto del comunicatore, che si esprime “con l'anima e con il corpo. Con la mente, il cuore e le mani dà tutto se stesso […] La comunicazione più grande è l'amore, nell'amore si vede la pienezza della comunicazione” ha sottolineato. Ricordando le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate davanti all'episcopato dell'America Latina nel 2007, il Pontefice ha voluto sottolineare come “la Chiesa cresce per attrazione. Se voi volete comunicare una verità senza coinvolgervi e senza testimoniare con la proprio vita o carne, fermatevi non farlo. C'è sempre la firma della testimonianza. Cristiani vuol dire testimoni, martiri”. Per essere testimone, il comunicatore non deve avere vergogna. Superare la “vergogna di essere pochi” significa – secondo Papa Francesco – portare con sé la testimonianza dei martiri, “quelli che danno vita alla Chiesa”

Invito alla creatività

Infine, il Papa ha incoraggiato i dipendenti impegnati nei lavori, che termineranno il prossimo 25 settembre, a “cercare con ingegno e con creatività tutti i modi perché sia rafforzata la rete con le Chiese locali”. Per il Pontefice, fungono da ispirazione le parole pronunciate da Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Il rapido sviluppo: “Sia la comunicazione all’interno della comunità ecclesiale che quella della Chiesa con il mondo richiedono trasparenza e un modo nuovo di affrontare le questioni connesse con l'universo dei media. […] È questo uno dei campi dove maggiormente è richiesta la collaborazione tra fedeli laici e Pastori,
giacché, come opportunamente sottolinea il Concilio, 'da questi familiari rapporti tra i laici e i Pastori
si devono attendere molti vantaggi per la Chiesa, […] così che tutta la Chiesa, sostenuta da tutti i suoi
membri, possa compiere con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo'”. Pensare a nuovi mezzi significa, per il Santo Padre, favorire la formazione degli ambienti digitali, perché diventino luoghi in cui si comunica “e non solo ci si connetta”. 

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