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Il Papa a Santa Marta: “Non siate cristiani parcheggiati”

Commentando la Lettera agli Ebrei, Papa Francesco nella sua omelia a Santa Marta ha invitato i cristiani ad avere sempre «orizzonti aperti» alla speranza e a non rimanere «parcheggiato» o «pigro», senza la «voglia di andare avanti». Un invito a “essere coraggiosi”: il Pontefice ha detto che «se noi volessimo scrivere un titolo a questo passo dovremmo dire: “Siate coraggiosi”». Come riporta l’Osservatore Romano, il Papa ha spiegato che coraggio «è una parola che piace tanto a san Paolo». Così, ad esempio, quando l’apostolo riflette sull’atteggiamento del cristiano nei confronti della vita «ci parla dell’allenamento che fanno nello stadio, nella palestra, quelli che vogliono vincere», e spiega che ci vuole «coraggio, andare avanti senza vergogna». Perché, ha aggiunto, «vita coraggiosa è quella del cristiano». Poi ammonisce i cristiani «perché non diventiate pigri» che è l’atteggiamento «contrario: la pigrizia, non avere coraggio». E il Papa ha usato una metafora molto chiara: «vivere nel frigo, così, perché tutto rimanga così» riferendosi ai «cristiani pigri, i cristiani che non hanno la voglia di andare avanti, i cristiani che non lottano per fare le cose che cambiano, le cose nuove, le cose che ci farebbero bene a tutti, se queste cose cambiassero».

Sono, ha aggiunto, «i cristiani parcheggiati», quelli che «hanno trovato nella Chiesa un bel parcheggio. E quando dico cristiani dico laici, preti, vescovi… Tutti». E, purtroppo, «ce ne sono di cristiani parcheggiati! Per loro la Chiesa è un parcheggio che custodisce la vita e vanno avanti con tutte le assicurazioni possibili». «Questi cristiani fermi» hanno ricordato al Papa «una cosa che da bambino dicevano a noi i nonni: “Stai attento che l’acqua ferma, quella che non scorre, è la prima a corrompersi”». E costoro, «che non lottano», che «vivono nella sicurezza che loro pensano la religione dia loro», finiscono proprio così. Al contrario, l’invito dell’apostolo e del Pontefice è: «siate coraggiosi!». E per questo, si legge nel passo biblico, «abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza», che ci rende «cristiani coraggiosi e non pigri» perché «un cristiano pigro non ha speranza, è chiuso lì, ha tutti i vantaggi, non deve lottare, è in pensione». Ora, se è vero che «dopo tanti anni di lavoro andare in pensione è giusto, è bello pure», è anche vero che «passare tutta la tua vita in pensione è brutto». E «i cristiani pigri sono così. Perché? Perché non hanno speranza».

Francesco ha quindi ripetuto un concetto su cui sta insistendo moltissimo nelle ultime settimane, anche nelle catechesi delle udienze generali: «La speranza, quella speranza che non delude, che va oltre» che la Scrittura definisce «un’ancora sicura e salda per la nostra vita». Dunque «la speranza è l’àncora: l’abbiamo buttata e noi siamo aggrappati alla corda». Ma non per restare fermi: «La speranza è lottare, aggrappato alla corda, per arrivare là». E «nella lotta di tutti i giorni» la speranza «è una virtù di orizzonti, non di chiusura». Forse, ha aggiunto Francesco, la speranza «è la virtù che meno si capisce ma è la più forte» perché ci consente di vivere «sempre guardando avanti con coraggio».
Qualcuno però potrebbe obiettare: «Sì, padre, ma ci sono momenti brutti, dove tutto sembra buio, cosa devo fare?». La risposta è: «Aggrappati alla corda e sopporta». Dobbiamo infatti essere consapevoli che «a nessuno di noi viene regalata la vita, dobbiamo lottare per avere la vita o sopportare». Non a caso, ha sottolineato il Pontefice, “coraggio” e “sopportare” sono due parole «che Paolo usa tanto tanto nelle sue lettere».

Il Papa non si è nascosto che «i cristiani tante volte sbagliano; ma chi ti ha promesso che nella tua vita tu non sbaglierai mai? Tutti sbagliamo. Sbaglia quello che va avanti, quello che cammina, quello che sta fermo sembra non sbagliare». Perciò oltre al coraggio serve la capacità di sopportare: «nel momento in cui non si può camminare perché tutto è buio, tutto è chiuso, sopportare». Si tratta di quella costanza attraverso la quale, è scritto, si diventa «eredi delle promesse». È la «costanza nei momenti brutti». Così il Papa ha spinto tutti a chiedersi: «Sono un cristiano parcheggiato, pigro o un cristiano coraggioso? Sono un cristiano che vuole tutte le sicurezze o sono un cristiano che rischia? Sono un cristiano chiuso o un cristiano di orizzonti, di speranza?». E ancora: «Come va la mia speranza? Il mio cuore è ancorato nell’orizzonte, io sono aggrappato alla corda e ci credo anche nei momenti brutti? E nei momenti brutti sono capace di sopportare perché so che Dio non delude, so che la speranza non delude?». E ancora: «Come sono io? Come è la mia vita di fede? È una vita di orizzonti, di speranza, di coraggio, di andare avanti, o una vita tiepida che neppure sa sopportare i momenti brutti?». Il Papa ha concluso chiedendo “la grazia di superare i nostri egoismi perché i cristiani parcheggiati, i cristiani fermi, sono egoisti. Guardano soltanto se stessi, non sanno alzare la testa a guardare lui”.

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