AĀ prescindere dal tema in discussione e dal modo in cui lo si affronta, non cāĆØ dubbio che il Sinodo dei vescovi costituisca uno di quei momenti in cui la Chiesa rende manifesta la sua universalitĆ . La presenza dei rappresentanti dellāepiscopato cattolico di tutto il mondo ha il merito di trasmettere allāAssemblea una molteplicitĆ di punti di vista che dĆ voce alle peculiaritĆ di ogni singolo Paese, arricchendo ancora di piĆ¹ il patrimonio piĆ¹ prezioso di cui puĆ² disporre la Chiesa: la sua unitĆ . Ad esempio, la partecipazione ai lavori di monsignor FĆ¼lƶp Kocsis, metropolita della Chiesa greco-cattolica ungherese, consente di far conoscere al Papa e a tutti gli altri Padri Sinodali le esigenze e le speranze dei fedeli di rito bizantino del territorio magiaro. Un contributo, dunque, di doppio interesse sia in virtĆ¹ della provenienza da un Paese di cui oggigiorno si parla molto ma che si conosce poco, sia alla luce della sua appartenenza e conoscenza delle realtĆ di rito orientale. In Terris ha raccolto le impressioni e le opinioni di monsignor Kocsis in unāintervista a tutto campo in cui ci ha parlato del Sinodo a cui sta partecipando, ma anche della politica di Orban sui migranti, della situazione dei cristiani in Siria e dellāemarginazione della fede in Europa. Ne emerge il ritratto di un vescovo coraggioso, con lāodore delle pecore anche nei teatri di guerra piĆ¹ pericolosi, senza timore di andare controcorrente se cāĆØ da testimoniare la veritĆ .
Eccellenza, che giudizio dĆ dell'”Instrumentum laborisā, il documento su cui si sta articolando il lavoro di voi Padri Sinodali?Ā
“Eā un testo molto elaboratoĀ in cui nonĀ viene lasciato nulla al caso. Sono molto interessato a capire come riusciremo a continuare questo lavoro. Riflettere sul tema del discernimento farĆ molto bene al nostro apostolato e consentirĆ di rinnovare il nostro lavoro pastorale. Credo, poi, che ci siano tanti altri elementi che possono essere ancora sollevati e completati in sede di Assemblea. Ma bisogna chiarire che non cāĆØ nessuna grande novitĆ , non siamo di fronte ad un testo rivoluzionario!”
In che modo la voce delle chiese orientali potrĆ distinguersi in questo Sinodo?
“La nostra āspecialitĆ ā ĆØ la liturgia e forse questo aspetto non era tanto presente nel testo. Mi ero promesso di sollevarlo io stesso, ma non cāĆØ stato bisogno perchĆØ in questi giorni molti Padri hanno sottolineato la forza attrattiva della liturgia verso i giovani. Sono contento che sia stato fatto presente questo aspetto che ĆØ particolarmente caro alle nostre chiese orientali.Ā Al Sinodo poi ho affrontato il problema della vocazione dei giovani migranti provenienti dai Paesi mediorientali, dove sono stato diverse volte. Ne parliamo poco; come fiorirĆ la loro vita? Vocazione significa che tutti devono trovare un posto ed un compito nel mondo. Ma i migranti, spostandosi, fanno piĆ¹ fatica a perseguire questo obiettivo.Ā Ā InĀ Oriente, poi, esistono piĆ¹ chiese e piĆ¹ riti. I giovani migranti spesso approdano in Paesi dove non esiste la loro chiesa e non ĆØ praticabile il loro rito.Ā Come possono trovare se stessi staccandosi dalle proprie radici ecclesiali e culturali?”
CāĆØ stato, durante il primo giorno del Sinodo, un momento di commozione per la condizione dei migranti. Il suo Paese ĆØ stato recentemente deferito dallāUe sulla questione. Lei come la vede?
āSono contento di rispondere a questa domanda.Ā LāUngheria – in proporzione al peso politico ed economico di cui dispone in Europa – fa piĆ¹ di tutti gli altri in favore dei cristiani perseguitati, aiutando quei Paesi che stanno perdendo il loro popolo. La linea del nostro presidente ā appoggiata dalla larga maggioranza di ungheresi ā ĆØ chiara: le popolazioni che soffrono vanno aiutate nei luoghi dāorigine, non in Europa. Farlo qui equivarrebbe soltanto ad un tipo di sostegno superficiale. Infatti, accogliere questa gente attirandola in Europa ĆØ negativo per loro e per le loro terre di origine. La mia opinione – come quella di tanti ungheresi – ĆØ che dobbiamo aiutarli a casa loro. Per questo motivo il nostro Paese non favorisce lāaccoglienza dei migranti, ma preferisce fare tutto il possibile affinchĆØ essi possano essere aiutati a casa e ā chi ĆØ giĆ emigrato ā vi possa anche fare ritorno. Non ĆØ soltanto il punto di vista del governo di Budapest, ma la pensano cosƬ anche i superiori di diverse chiese con cui ho parlato in Libano e Siria. Eā loro interesse che tutti questi giovani tornino per ricostruire i loro Paesi e non rimangono in Europaā.
Cosa chiedono i giovani cristiani della Siria? Si sentono abbandonati?
āSono rimasto molto toccato dagli incontri avuti con i giovani siriani e libanesi perchĆ© li ho visti emozionarsi dopo aver scoperto che in Europa ci sono vescovi che si interessano alla loro situazione. Eā molto importante stabilire una relazione personale e non limitarsi ad offrire un aiuto impersonale. Questi giovani lamentavano la diffusione di fake news sui media occidentali per quanto riguarda la reale situazione della loro terra e gli interessi delle popolazioni che la abitano. Una tendenza che causa lāerrata comprensione di quanto sta avvenendo in quei luoghi. Anche i giovani profughi siriani con cui ho parlato in Libano mi hanno chiesto di far sapere ā una volta tornato in Europa ā che il loro desiderio ĆØ quello di ritornare in patria, non di emigrare. Ho promesso loro che ne avrei parlato e lāho fatto anche al Sinodo, alla presenza del Papa e degli altri Padri. Il compito cristiano non ĆØ tanto di accogliere coloro i quali sono in necessitĆ ma quello di guarire il fenomeno alla radice, di non lasciarli partire e risolvere una volta per tutte la situazione. Dāaltronde, tutti i siriani sono convinti che questa non sia la āloroā guerra ma che sia voluta da alcune potenze mosse da grandi interessi. Sono loro i veri responsabili di una situazione drammatica che viola la dignitĆ umana di milioni di persone. Quando sono andato lƬ, i giovani siriani e i loro vescovi mi hanno chiesto di raccontare in Europa la veritĆ su quanto sta accadendo.Ā Ad esempio, nellāaprile scorso ĆØ stata diffusa la notizia di un attacco chimico perpetrato da Assad. Trump ha subito detto che bisognava reagire, senza aspettare le verifiche del caso ed ha ordinato un bombardamento in cooperazione con Francia e Gran Bretagna. Dopo qualche mese, perĆ², si ĆØ potuto appurare che quello di Assad non era stato un attacco chimico. Questo ĆØ un comportamento indegno, unāingiustizia di cui i giovani siriani mi hanno chiesto di parlare una volta tornato in Ungheria ed io ho promesso loro di farlo dappertuttoā.
Orban ha dichiarato cāĆØ un piano contro lāEuropa cristiana. Lei ĆØ dāaccordo?
āPossiamo dire che in Europa ĆØ in atto una persecuzione della cristianitĆ . Conosco tante persone ā tante famiglie! –Ā del nostro continente che hanno ormai paura di testimoniare pubblicamente la propria fede. Lāaffermazione di una certa idea di liberalismo e dellāideologia del gender vanno in direzione di un attacco diretto contro il cristianesimo ed indeboliscono la Chiesa in Europa. Sul gender si ĆØ parlato chiaramente anche al Sinodo: tutti quelli che hanno affrontato la materia fino ad oggi hanno invitato a tenere alta lāattenzione ed hanno esortato a non identificare una persona in base al suo atteggiamento sessualeā.
Ā LāUngheria – reduce dagli anni di persecuzioni anticristiane nel periodo del regime comunista – puĆ² rappresentare un modello di rinascita della fede, specialmente per le nuove generazioni?
āVorrei dirlo ma non posso. Ci sono problemi anche in Ungheria. I Paesi piĆ¹ ricchi attirano coi soldi la nostra gente nonostante gli sforzi del governo e della nostra chiesa diretti a non far partire nessuno e a far ritornare chi ĆØ allāestero. Siamo piĆ¹ poveri di altri Paesi occidentali e quindi anche noi soffriamo del fenomeno migratorio. Eā vero, perĆ², che il nostro governo ha scelto il cristianesimo come sua ābussolaā ed aiuta concretamente la Chiesa affidandole numerose funzioni sociali ed educative. Questo ci permette di continuare il nostro lavoro pastorale. Dunque, sebbene non si possa dire che lāUngheria sia un modello ideale, la direzione āimboccataā dal nostro governo per salvare la cultura cristiana costituisce un esempio che andrebbe seguito anche negli altri Paesiā.
Uno dei lati piĆ¹ oscuri delle migrazioni ĆØ quello legato al traffico delle ragazze.
āConosco bene questo fenomeno.Ā La chiesa greco-cattolica ungherese, infatti, contribuisce alle attivitĆ di associazioni che aiutano queste ragazzeĀ a reinserirsi nella societĆ e nel mondo del lavoro. Un triste fenomeno che, sebbene non sia specifico del nostro tempo perchĆ© giĆ diffuso nel passato, ĆØ molto sentito anche nel nostro Paese: infatti molte ragazze ungheresi vengono attirate oggigiorno dalla prospettiva di lauti guadagni e lasciano la loro terra per prostituirsi specialmente in Olanda ed in Germaniaā
I giovani possono guardare con speranza ed ottimismo al lavoro di voi Padri Sinodali?
“IĀ giovani – e non solo – possono sempre guardare con speranza alla Chiesa, essendo quest'ultima il corpo mistico di Cristo. Noi Padri Sinodali non facciamo altro che introdurre o reintrodurre le persone in questo corpo mistico che potremmo anche definire 'la famiglia di Dio'.Ā La questione in ballo non ĆØ se la Chiesa sia in grado o meno di dare delle risposte giuste e adeguate. Non siamo in cerca di risposte, ma di Cristo stesso. E' Lui la nostra speranza, sia dei giovani che dei Padri Sinodali”.