Dov'è il loro futuro? [Dove sono] il lavoro, la famiglia, la cultura, la religione?” si domanda il cardinale Francis Arinze, il prelato nigeriano che fu prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti. In una lunga intervista rilasciata al portale cattolico The Catholic Herald, card. Arinze ha espresso l'invito a considerare attentamente la questione quando si parla di migrazioni, perché non si tratta di princìpi puramente teorici, ma pratici: “Non è teoria, ma un fatto – ha detto -. È doveroso fare tali considerazioni, quando si menzione la parola 'migrante'” ha detto.
Un passato da profugo
Noto per il suo tono asciutto e conciso, il cardinale Arinze è fra i tre porporati nigeriani che attualmente siedono nel Concistoro. La sua posizione aderente all'ortodossia religiosa è ben nota, tanto quanto quella sui migranti. Il prelato ha vissuto in prima persona la realtà dei profughi. Nel 1967, poco dopo la nomina di arcivescovo di Onitsha (26 giugno), dovette fuggire dalla città in seguito allo scoppio della guerra civile nigeriana. Nei giorni concitati del conflitto, coordinò gli aiuti per gli sfollati, contrastando in diversi modi l'escalation delle violenze nel Paese. Consapevole dei risvolti drammatici della guerra in un Paese africano, il cardinale crede, tuttavia, che la soluzione al crescente problema delle migrazioni sia pensare che i migranti restino nella propria terra: “Non possiamo negare a una persona umana il diritto di cercare un posto in cui troverà pace – dice il prelato – [ma] è meglio che una persona rimanga nella propria terra e lavori lì“.
Il monito agli Stati
Le dichiarazioni rilasciate a The Catholic Herlad non sono da interpretare come una contro-tendenza nella percezione generale del problema migratorio. Il cardinale sa cosa vuol dire fuggire dalla propria casa per fattori inconciliabili con l'idea di pace professata da Cristo. Eppure, andarsene sarebbe avvalorare una sconfitta proprio nel momento in cui il Paese ha bisogno di forza. Per questo, le parole del prelato sono rivolte ai governi che – a detta sua – hanno il dovere di essere realistici: “Ogni governo deve vedere per quante persone può fornire alloggio, lavoro, famiglia e inserimento culturale”. I singoli Stati, inoltre, dovrebbero discutere modalità di aiuto ai Paesi africani in loco, in modo da consentire la permanenza delle giovani generazioni, il futuro dell'Africa. L'invito è, dunque, quello di “non incoraggiare i giovani a venire in Europa, come se guardassero al Continente come a un paradiso dove i soldi crescono sugli alberi, ma devono aiutare i Paesi da cui provengono” ha ribadito il card. Arinze.