'Che cosa posso fare io per la pace?'. Sicuramente pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente 'no' alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”. Così Papa Francesco, al termine dell'angelus del 4 febbraio, annunciava per il 23 febbraio una giornata di preghiera e digiuno per la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sud, territori devastati dalla miseria, dalla fame, dalla violenza e dall'instabilità sociale e politica.
Violenze e miserie
I cittadini della Repubblica Democratica del Congo stanno protestando contro la permanenza a oltranza di Joseph Kabila nel ruolo di Capo dello Stato: il mandato dell'attuale Presidente, infatti, è scaduto sul finire del 2016 ma il leader era rimasto al potere con la garanzia di un accordo (firmato sotto l'egida dei vescovi) che prevedeva nuove elezioni entro il 2017. Un voto che non c'è mai stato; al contrario, è stato posticipato a dicembre 2018. Le opposizioni, tra cui i cattolici, hanno così iniziato una serie di manifestazioni pacifiche che il governo sta reprimendo nel sangue. Diversa la situazione in Sud Sudan, nazione martoriata da quattro anni di conflitto. I bambini vengono arruolati come soldati, le donne sono vittime di stupri; per ricevere le cure i civili sono costretti a camminare per giorni. L'impatto di questi anni di guerra è “devastante“, per gli operatori umanitari è il posto più pericoloso al mondo (nel 2017 sono stati 28 i volontari uccisi). Oltre 250 mila bambini sono colpiti da malnutrizione grave e a imminente rischio di morte; oltre 19 mila sono stati reclutati nel conflitto. Numeri impressionanti, quelli riportati dall'Unicef, che fotografano un Paese sull'orlo del collasso. Secondo l'Agenzia per la tututela dei minori delle Nazioni Unite, almeno una scuola su tre è stata danneggiata, distrutta, occupata o chiusa. Nell’ultimo anno il conflitto si è esteso: diverse bande armate si contendono il territorio spesso senza nessun riferimento alla guerra scoppiata fra i dinka del presidente, Salva Kiir, e i nuer di Riek Machar, il vicepresidente destituito. L'Alto Commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, solo pochi giorni fa aveva lanciato un appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga ad un accordo che possa porre fine alla profonda crisi umanitaria del Paese, ad oggi la più grave dell'Africa, e diretta conseguenza dei fallimenti dei leader politici. Davanti a questo “tragico protrarsi di situazioni di conflitto“, il Papa ha indetto questa giornata.
Uniti verso la riconciliazione
“Il caos in cui si trovano attualmente le popolazioni del Congo e del Sud Sudan in particolare, e molti popoli africani in generale, lascia pensare all’urgenza di un ideale comune. Questo ideale comune non è altro che pace e riconciliazione”, è il commento di padre Donald Zagore, teologo della Società Missioni Africane. Il sacerdote, intervistato dall'Agenzia Fides, fa notare che “pace e riconciliazione saranno una realtà effettiva in Africa solo quando il Regno di Dio sarà veramente penetrato nelle profondità del cuore dell’uomo africano. C’è una verità di fede che non deve mai essere dimenticata dalle nostre menti: la pace di Gesù è una pace che il mondo non può mai dare”. “Molte situazioni hanno portato e continuano a portare alla creazione di barriere tra i popoli africani nel continente africano. Oggi dobbiamo rialzarci coraggiosamente e profeticamente contro tutti questi ostacoli e barriere per spazzarli via e liberare i cuori e gli spazi congestionati – spiega -. Per questo, l’umanità in Africa ha un ruolo decisivo da svolgere. Facendo affidamento su Dio, da cui proviene tutta la giusta e autentica liberazione, i popoli africani sono chiamati a lavorare attivamente per assicurare al continente la vera liberazione. Quel poco che ogni africano può fare è già molto nella misura in cui riesce a liberare un essere dalla sua sofferenza, dal suo dolore o dalla sua paura”.
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Momenti di preghiera in Africa e nel mondo
La Chiesa in tutta l’Africa si è mobilitata, accogliendo l’appello del Papa. Come riporta Fides, in Congo i vescovi propongono un ricco un programma che prevede per le comunità sacerdotali e religiose, oltre alla preghiera della liturgia delle ore e alla messa del giorno, il rosario, l’adorazione eucaristica da tenersi in tutte le parrocchie; ma anche Vie Crucis, e preghiere ecumeniche, lasciando libere le diverse diocesi di organizzarla in base ai rapporti intrattenuti con le altre confessioni cristiane nella loro giurisdizione. I cappellani delle scuole sono invitati a celebrare insieme ad alunni e insegnanti la messa per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan oppure a recitare insieme il rosario. In Sud Sudan, i vescovi chiedono a tutti di unirsi in comunione di preghiera con il Papa. Nella capitale, Juba, la celebrazione si svolge nella cattedrale. L’arcivescovo di Juba, mons. Paulino Lukudu Loro, invita a partecipare anche i fedeli di diverse confessioni. Anche altre Conferenze Episcopali africane aderiscono all'appello di Papa Francesco, come quella del Benin o del Togo, che vive una situazione di forte tensione politica, per alcuni versi simile a quella congolese. E ancora Costa d’Avorio, Ghana, Burkina Faso e Niger: l'intero continente, per almeno un giorno, sarà veramente unito, tramite la preghiera. Un grido che sale al cielo e che, come sostiene lo stesso Pontefice, non rimarrà inascoltato: “Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia“. Da qui un appello rivolto a tutti gli uomini, “perché anche noi ascoltiamo questo grido”. Ma non solo l'Africa: l'intero pianeta si ferma per chiedere al Cielo la grazia della pace. Tante le iniziative intraprese nelle diocesi di tutto il globo. In Italia, la Comunità di Sant'Egidio ha organizzato nella basilica di Santa Maria in Trastevere una veglia di preghiera; veglia che replicherà nei Paesi in cui ha missioni. Le diocesi italiane propongono eventi simili, con l'obiettivo di realizzare una grande preghiera che unisca “i cittadini del mondo”.
L'impegno per la pace
E' la seconda volta che Papa Francesco indice una giornata di digiuno e preghiera per la pace. La prima fu all'inizio del suo pontificato per “l'amata Siria”, nel settembre del 2013. In quell'occasione ribadì quanto l'umanità di oggi “ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace”. A gran voce disse: “Non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli”, bensì “la cultura dell’incontro e del dialogo; questa è l’unica strada percorribile”.