Genova ha bisogno di ponti e non di muri”. Così ha detto l'imam di Genova, Salah Husein, al termine della celebrazione tenutasi questa mattina per commemorare le vittime del crollo del Ponte Morandi. Un auspicio di speranza, che è impresso nel cuore della comunità musulumana genovese ed è insito nel fervore della ricostruzione. Non a caso, la Messa si è tenuta nel cantiere prospiciente il letto del torrente Polcevera, simbolo di rinascita.
Verità e pazienza
Verità e pazienza sono i due nomi cardine che l'imam ha voluto sottolinare: “Verità nella tragedia” richiama un diritto dei cittadini e di una nazione che comprende la sofferenza, affinché “l'esistenza sia sempre ancorata alla verità“. La “Pazienza che dobbiamo sopportare” è, invece, la virtù che può si deve serbare per affrontare un futuro, lontani da una rivendicazione a buon mercato che spesso si esige.
Fratelli nel dolore
“Tutti sono i nostri fratelli in Adamo e nell'umanità“. Con queste parole, l'imam Husein ha voluto portare la vicinanza della comunità musulmana alle vittime, ma anche ricordare che tragedie come quelle di Genova colpiscono tutti, a prescindere dall'appartenenza religiosa. Anzi, l'auspicio è che – sostiene l'imam – l'occasione tragica sia occasione di unità: “Il crollo del ponte non ha diviso i nostri cuori” perché “non esiste un morto cristiano o musulmano, ma un morto caro […]. Mi auguro che la prossima tappa potrà essere quella di prendersi per mano” ha espresso l'imam al termine del suo discorso.