“Il messaggio di Gesù sfida il potere religioso mondano”

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Il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima”. E Santo Stefano, “è rimasto ancorato” a questo messaggio “fino alla morte”. E' quanto afferma Papa Francesco all'Angelus, recitato dallo studio del Palazzo Apostolico nel giorno in cui la Chiesa ricorda il primo martire. Il Pontefice sottolinea come Cristo, “verbo incarnato”, sia “la fonte dell’amore che ci apre alla comunione con i fratelli, rimuovendo ogni conflitto e risentimento”. Invita poi i tanti pellegrini accorsi in piazza San Pietro di pregare così: “Chiediamo a Gesù, nato per noi, di aiutarci ad assumere questo duplice atteggiamento di fiducia nel Padre e di amore per il prossimo; è un atteggiamento che trasforma la vita e la rende più bella e fruttuosa”. Infine, un saluto particolare: “In queste settimane ho ricevuto tanti messaggi augurali. Non essendomi possibile rispondere a ciascuno, esprimo oggi a tutti il mio sentito ringraziamento, specialmente per il dono della preghiera. Grazie di cuore! Il Signore vi ricompensi con la sua generosità! Buona festa! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.

“Il tempio di Dio”

Papa Bergoglio spiega come all'indomani del Natale la Chiesa celebra “la nascita al cielo di Santo Stefano, il primo martire”. Una festa che “a prima vista potrebbe sembrare senza legami”, ma “in realtà esso c’è, e molto forte”. Infatti, Stefano “mise in crisi i capi del suo popolo, perché credeva fermamente e professava la nuova presenza di Dio tra gli uomini; sapeva che il vero tempio di Dio è ormai Gesù”, “fattosi in tutto come noi, tranne che nel peccato”. L'accusa che viene rivolta a Stefano è quella di “aver affermato che Gesù distruggera il tempio di Gerusalemme e sovvertirà le usanze che Mosè ha tramandato“.

Un messaggio scomodo

In effetti, prosegue il Papa, “il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima. Stefano è rimasto ancorato al messaggio di Gesù fino alla morte”. E le sue ultime parole (cfr. At 7,59-60) “sono eco fedele di quelle pronunciate da Cristo sulla croce“. Ma Stefano, fa notare il Pontefice, riesce a dire queste frasi “soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi; prima di questi eventi erano espressioni umanamente impensabili”. E aggiunge: “Stefano supplica Gesù di accogliere il suo spirito. Cristo risorto, infatti, è il Signore, ed è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, non soltanto nell’ora della nostra morte, ma anche in ogni istante della vita: senza di Lui non possiamo fare nulla”.

Davanti al bambinello

Infine, il Ponteffice suggerisce poi una preghiera da recitare davanti al bambinello nel presepe: “Signore Gesù, ti affidiamo il nostro spirito, accoglilo”, perché la nostra esistenza sia davvero una vita buona secondo il Vangelo”. E conclude: “Gesù è il nostro mediatore e ci riconcilia non soltanto con il Padre, ma anche tra di noi. Egli è la fonte dell’amore, che ci apre alla comunione con i fratelli, rimuovendo ogni conflitto e risentimento“. Chiediamogli allora “di aiutarci ad assumere questo duplice atteggiamento di fiducia nel Padre e di amore per il prossimo; è un atteggiamento che trasforma la vita e la rende più bella e fruttuosa“.

Fabio Beretta: