Aquasi cinque anni dal sacrificio di Akash Bashir – l’ex allievo della scuola “Don Bosco” di Lahore (Pakistan) che il 15 marzo 2015 s’immolò con il suo corpo per impedire ad un attentatore suicida di provocare un massacro nella chiesa di San Giovanni nel quartiere cristiano di Youhannabad – i salesiani e l’arcidiocesi di Lahore hanno iniziato a raccogliere testimonianze in vista della possibile apertura della causa di martirio.
Luminoso esempio
Finora più di 20 persone della sua parrocchia a Lahore, cristiani e musulmani, hanno risposto al questionario, composto da 16 domande. “Il luminoso esempio di Akash Bashir continua a diffondersi in tutto il mondo – riporta l’agenzia salesiana Ans su Sir –. In questi ultimi mesi diverse troupe televisive cattoliche provenienti da Polonia, Corea del Sud, Spagna e Italia hanno visitato Lahore e intervistato i testimoni e la sua famiglia. Inoltre la Fondazione di diritto pontificio ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ ha selezionato la sua figura per la campagna di Quaresima 2020, come uno dei sei simboli significativi e rappresentativi a livello mondiale della Chiesa perseguitata”. La sua figura “è apprezzata dai fedeli di ogni credo, e a riprova di ciò si può evidenziare che la sua tomba, nel piccolo cimitero cattolico della parrocchia di Youhanabbad, è stata realizzata con il marmo donato da un imprenditore musulmano. E come egli sacrificò se stesso per gli altro, oggi sono la sua famiglia, i suoi amici e i suoi parrocchiani a mantenerne viva la memoria. Tra le risposte raccolte nel questionario-intervista emergono i frutti legati al sacrificio del giovane Akash Bashir: “Attraverso il suo sacrificio tante persone hanno iniziato a servire nella Chiesa; Akash desiderava diventare un martire, sacrificando se stesso. Gesù ha esaudito questo suo desiderio; pregava sempre; gli piaceva andare in chiesa e ascoltare la parola di Dio”. Tra le risposte anche la testimonianza del giorno dell’attacco alla chiesa: “Quando abbiamo sentito l’esplosione, ci siamo diretti verso la chiesa e abbiamo visto le persone ferite. Vidi anche Akash Bashir, a terra davanti al cancello della chiesa, con molte ferite sul suo volto perché aveva affrontato il terrorista. ‘Morirò, ma non ti lascerò entrare in chiesa’ furono le ultime parole che rivolse all’attentatore”. Il miracolo di Bashir è che “ci ha resi tutti consapevoli dell’importanza della vita e della famiglia, ci ha dato una nuova luce di saggezza. Akash ci ha preceduto e ci ha mostrato il cammino verso la vita eterna”. È stata anche composta la preghiera per la causa di martirio nella quale viene ricordata la sua “fede forte, speranza incrollabile e zelo instancabile. Un modello luminoso per altri giovani e le persone di altre religioni, nell’ispirazione al servizio verso gli altri e all’aiuto disinteressato”.