“Domenica scorsa – ha detto Papa Francesco alla fine dell’udienza nell’Aula Paolo VI salutando ai pellegrini italiani – abbiamo concluso il Giubileo Straordinario. Non si è chiuso però il cuore misericordioso di Dio per noi peccatori, che non cesserà di inondarci con la sua grazia. Allo stesso modo non si chiudano mai i nostri cuori e non smettiamo di compiere sempre le opere di misericordia corporali e spirituali”. E su consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti il S. Padre ha incentrato la sua catechesi.
Il Pontefice ha sottolineato l’importanza sociale dell’istruzione e come la Chiesa fin dall’inizio abbia compreso la necessità di promuovere l’insegnamento: “Pensiamo ad esempio a quanti bambini soffrono ancora di analfabetismo. In un mondo dove il progresso tecnico e scientifico è così alto – ha aggiunto a braccio – non si può capire che ci siano bambini analfabeti. È un’ingiustizia! Quanti bambini soffrono di mancanza di istruzione. È una condizione di grande ingiustizia che intacca la dignità stessa della persona. Senza istruzione poi si diventa facilmente preda dello sfruttamento e di varie forme di disagio sociale”. Per questo la Chiesa “nel corso dei secoli, ha sentito l’esigenza di impegnarsi nell’ambito dell’istruzione perché la sua missione di evangelizzazione comporta l’impegno di restituire dignità ai più poveri”. E ha citato i “pionieri dell’istruzione”, dal “primo esempio di una “scuola” fondata proprio qui a Roma da san Giustino, nel secondo secolo, perché i cristiani conoscessero meglio la sacra Scrittura, fino a san Giuseppe Calasanzio, che aprì le prime scuole popolari gratuite d’Europa”. Un lungo elenco “di santi e sante che in varie epoche hanno portato istruzione ai più svantaggiati, sapendo che attraverso questa strada avrebbero potuto superare la miseria e le discriminazioni”. E, ancora a braccio, ha citato “san Giovanni Bosco, che con quei ragazzi di strada, con l’oratorio e poi con le scuole e gli uffici preparava al lavoro” e le “molte e diverse scuole professionali, che abilitavano al lavoro mentre educavano ai valori umani e cristiani. L’istruzione, pertanto, è davvero una peculiare forma di evangelizzazione”.
Poi il Papa ha parlato dell’opera di misericordia di consigliare i dubbiosi che equivale “a lenire quel dolore e quella sofferenza che proviene dalla paura e dall’angoscia che sono conseguenze del dubbio”. Ed ha aggiunto: “Penso che qualcuno potrebbe chiedermi: “Padre, ma io ho tanti dubbi sulla fede, cosa devo fare? Lei non ha mai dei dubbi?”. Certo che in alcuni momenti a tutti vengono i dubbi! I dubbi che toccano la fede, in senso positivo, sono un segno che vogliamo conoscere meglio e più a fondo Dio, Gesù, e il mistero del suo amore verso di noi. Ma, io ho questo dubbio: cerco, studio, vedo o chiedo consiglio su come fare”. Questi sono dubbi che fanno crescere!” Perché, ha sottolineato, i dubbi “vanno anche superati. È necessario per questo ascoltare la Parola di Dio, e comprendere quanto ci insegna. Una via importante che aiuta molto in questo è quella della catechesi”. E un’altra strada altrettanto importante è “quella di vivere il più possibile la fede. Non facciamo della fede una teoria astratta dove i dubbi si moltiplicano. Facciamo piuttosto della fede la nostra vita. Cerchiamo di praticarla nel servizio dei fratelli, specialmente dei più bisognosi. E allora tanti dubbi svaniscono, perché sentiamo la presenza di Dio e la verità del Vangelo nell’amore che, senza nostro merito, abita in noi e condividiamo con gli altri”. In conclusione, “l’insegnamento più profondo che siamo chiamati a trasmettere e la certezza più sicura per uscire dal dubbio, è l’amore di Dio con il quale siamo stati amati. Un amore grande, gratuito e dato per sempre, di cui dobbiamo sentire forte la responsabilità, per esserne testimoni offrendo misericordia ai nostri fratelli” perché, ha detto il Papa a braccio, “Dio mai fa retromarcia con il suo amore! Va sempre avanti e aspetta”.