La lettera scritta venerdì scorso dai leader delle tre comunità cristiane più numerose in Israele al primo ministro Benjamin Netanyahu ha avuto riscontro. La proposta di legge presentata alla Knesset dal deputato centrista Rachel Azaria e contestata dalle Chiese locali è stata rimandata a data da destinarsi.
La proposta di legge
Il progetto prevedeva la possibilità di nazionalizzare i terreni di proprietà degli enti ecclesiastici. Una misura intenzionata ad impedirne la vendita a privati per garantire la sicurezza dei residenti di fronte all'incognita rappresentata di acquirenti non conosciuti. Dopo che la proposta dell'esponente di Kulanu era stata inserita nell'agenda della Commissione ministeriale per la legislazione ed aveva riscosso il consenso del ministro della Giustizia israeliano Ayelet Shaked, il padre francescano Francesco Patton, custode di Terra Santa, il patriarca greco ortodosso Teofilo III e quello armeno di Gerusalemme, Nourhan Manougian hanno scritto una missiva al primo ministro esprimendo il loro disappunto e chiedendo di fermare l'iter legislativo. Con l'inserimento del disegno di legge nell'agenda ministeriale, secondo quanto lamentato nella lettera dai leader cristiani, il governo di Gerusalemme avrebbe disatteso palesemente le rassicurazioni fatte in precedenza alle Chiese.
Gli sviluppi
L'appello dei capi spirituali è stato accolto da Netanyahu visto che è andato in scena un incontro tra Tzachi Hanegbi, ministro per la cooperazione regionale, con i tre rappresentanti religiosi durante il quale è stato assicurato che l'esecutivo non ha alcuna intenzione di confiscare i beni e violare i diritti delle Chiese cristiane. Benjamin Netanyahu, secondo quanto riporta il quotidiano “The Times of Israel”, sarebbe così intervenuto per chiedere il rinvio di una settimana della discussione del progetto di legge in Parlamento. Ma appare probabile che, trascorsi questi sette giorni, il disegno verrà ulteriormente posticipato. La proposta di Rachel Azaria nasce anche dal recente clamore suscitato dalla vendita a scopo di lucro di una parte del patrimonio immobiliare dei greco – ortodossi per opera dell'ex patriarca Ireneos.