Tenzin Gyatso non sarà l’ultimo Dalai Lama. Il leader buddista, intervenuto sul quotidiano nipponico Asahi Shimbun, ha smentito il contenuto di un’intervista rilasciata a inizio mese a un giornale tedesco in cui affermava che il suo ruolo non era più al passo dei tempi. Per individuare il suo epigono, tuttavia, non dovrà farsi più riferimento alle profezie ma adottare una procedura diversa “Penso più a un Conclave, simile a quello usato dalla Chiesa cattolica per eleggere il Papa – ha detto il Dalai Lama – oppure a delle istruzioni scritte da leggere dopo la morte”. Il rischio che il Premio Nobel per la Pace vuole scongiurare, cambiando metodo per la scelta del nuovo Dalai Lama, è quello di una possibile ingerenza da parte della Cina.
“Nel 2011 mi sono ritirato del tutto dalla vita politica, e di fatto ho eliminato questa responsabilità per la carica che ricopro – ha spiegato Gyatso – In passato Pechino era preoccupata perché il Dalai Lama era ancora anche un capo temporale, ma ora non è più così. Ho detto inoltre diverse volte che la decisione sul futuro della mia posizione è nelle mani del popolo tibetano”.
Il segretario del supremo monaco buddista ha poi chiarito il senso delle dichiarazioni rese alla stampa tedesca. “Il Dalai Lama aveva detto che una tradizione lunga 600 anni poteva tranquillamente finire con un leader popolare, e che sarebbe stato meglio così piuttosto che vederla finire con uno in disgrazia. Ma non ha mai detto che lui sarebbe stato l’ultimo”.