La vita cristiana va investita per Gesù e spesa per gli altri”. Il messaggio dell'omelia di Papa Francesco nel piazzale adiacente il Duomo di Molfetta è sulle orme di don Tonino Bello, che nella diocesi pugliese è stato vescovo dal 1986 al 1993, anno della sua morte. Il Santo Padre ricorda l'invito che don Tonino rivolgeva spesso: “In piedi!”. Un appello ad essere cristiani pronti – ha aggiunto Francesco – a “rialzarsi sempre, guardare in alto, perché l’apostolo di Gesù non può vivacchiare di piccole soddisfazioni”.
Il Pontefice prende spunto dalle Letture del giorno, che ci offrono la riflessione su “due elementi centrali per la vita cristiana”, che sono “il Pane e la Parola”. E' dall'Eucarestia che parte la vita cristiana. “Non bastano le opere di carità – ricorda il Papa citando don Tonino – se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose”. E dopo aver attinto alla sorgente, compito del cristiano è “vivere per gli altri”. “Don Tonino – ha detto il Santo Padre – ha vissuto così: tra voi è stato un Vescovo-servo, un Pastore fattosi popolo, che davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente. Sognava una Chiesa affamata di Gesù e intollerante ad ogni mondanità“. Partendo dal concetto del cibo, Papa Bergoglio sviluppa una riflessione: “Dopo tante Comunioni, siamo diventati gente di comunione?”. L'invito è inequivocabile: “E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace, siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace“.
Dopo il Pane, l'attenzione di Francesco si sposta sulla Parola. Non ci si può paralizzare a “discutere sulle parole di Gesù”, spiega il Papa, anziché essere disposti ad accogliere “il cambiamento di vita chiesto da Lui”. L'invito è alla conversione. “A Gesù non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento, ma col 'sì' di tutta la vita. Egli non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione“: Gesù – dice il Papa a braccio – “punta al cuore”. Secondo il Vescovo di Roma, “la prima cosa da evitare è rimanere a terra, subire la vita, restare attanagliati dalla paura”. Di qui lo sguardo si rivolge di nuovo a don Tonino Bello, che ripeteva spesso “in piedi!”. “Rialzarsi sempre, guardare in alto, perché l’apostolo di Gesù non può vivacchiare di piccole soddisfazioni“, dice Bergoglio. Perché “la vita cristiana va investita per Gesù e spesa per gli altri. Dopo aver incontrato il Risorto non si può attendere, non si può rimandare; bisogna andare, uscire, nonostante tutti i problemi e le incertezze“. Bisogna servire il mondo, ma – precisa Francesco – “da risorti, non da impiegati”. La Parola – sottolinea infine il Papa – “fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso. Non fa di noi dei protagonisti affermati e campioni della propria bravura, ma dei testimoni genuini di Gesù nel mondo”.