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Il cordoglio del Papa per le vittime di Dablo

Alle reazioni internazionali per la strage di Dablo, in Burkina Faso, si è aggiunto un messaggio di Papa Francesco, rivelato dal direttore ad interime della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti e nel quale il Santo Padre spiega di aver “appreso con dolore la notizia dell’attacco alla chiesa a Dablo, in Burkina Faso. Prega per le vittime, per i loro familiari e per tutta la comunità cristiana del Paese”. Parole di cordoglio arrivate nel giorno successivo all'attacco messo in atto da un commando compostao da decine di persone nei confronti di una chiesa della cittadina, al termine del quale erano rimasti a terra privi di vita il sacerdote, che stava celebrando messa, e cinque fedeli, colpiti dalla raffica di armi da fuoco esplosa in modo indiscriminato all'interno dell'edificio religioso.

Violenze in crescendo

Nelle scorse ore, anche il vescovo di Kaya, mons. Theophile Nare, ha diramato un comunicato nel quale si dice sconvolto per quanto accaduto, in particolare per l'assassinio del sacerdote, don Simeon Yampa, descritto come “una persona umile, obbediente e pieno d'amore, amava i suoi parrocchiani, fino al sacrificio finale”. La nota è stata diffusa dall'Agenzia Fides, la quale conferma peraltro come il Burkina Faso sia stato, negli ultimi tempi, uno dei Paesi più colpiti da attacchi contro le comunità cristiane. L'ultimo fatto di sangue, in tal senso, risale al 28 aprile scorso, quando un pastore protestante della provincia di Soum era stato ucciso al termine di una celebrazione a Silgadji. Assieme a lui, erano morti altri cinque fedeli. Il 17 marzo, invece, era scomparso don Joel Yougbaré, parroco di Djibo, presumibilmente rapito dal momento che, di lui, non si hanno più avute notizie.

Il vescovo: “Siamo sconvolti”

In un'intervista rilasciata a Radio Vaticana, il vescovo Nare ricorda tuttavia come mai prima d'ora il Burkina Faso si sia trovato di fronte a una tale violenza nei confronti dei cristiani: “Sono arrivati in moto, hanno circondato la chiesa, hanno incominciato a inseguire le persone, c’è stato grande panico: quelli che potevano, sono scappati, mentre le persone anziane, che non sono riuscite a fuggire sono dovute rimanere là e i terroristi hanno intimato loro di non muoversi, anche alle donne”. E commenta: “Noi siamo molto esposti; sappiamo che le forze dell’ordine vegliano su di noi, ma il cuore in subbuglio nella consapevolezza che uno dei preti della mia diocesi, che era qui da cinque anni, sia stato ucciso in questo modo”.

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