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Il card. Bagnasco sulle tragedie dei migranti: “Dov’è l’Europa?”

Dinanzi ai 1800 migranti morti quest’anno nel Mediterraneo “torniamo a chiederci: dov’è l’Europa?”. E’ l’interrogativo posto dal cardinale Angelo Bagnasco che oggi pomeriggio ha aperto il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana. La prolusione del porporato, che ha toccato numerosi temi riguardanti il nostro Paese, si è soffermata sulla questione dell’immigrazione. Vorremmo, ha detto, un’Europa “casa dei popoli e nazioni”, “casa, non albergo, dove i più ricchi e potenti possono meglio alloggiare, casa rispettosa di storie diverse, mano che accompagna, non che schiaccia, arrogante e matrigna”.

Ampi stralci del discorso hanno affrontato i problemi economici e politici dell’Italia che fanno serpeggiare “una depressione spirituale che non solo fa soffrire chi ha perso il lavoro o i giovani che non l’hanno ancora trovato, ma che debilita le forze interiori e oscura il futuro”. “Chiediamo a tutti i responsabili della cosa pubblica – ha affermato il cardinale – a coloro che hanno risorse finanziarie o capacità imprenditoriali, di fare rete, ‘super partes’ poiché la gente è stremata e non può attendere oltre”.

Il presidente dei vescovi italiani ha denunciato, inoltre, “il totalitarismo culturale che decide cosa esiste e cosa no, di che cosa si può parlare e di che cosa è proibito, pena la pubblica gogna”. “L’uomo concreto – ha osservato – è estromesso e sostituito da poteri anonimi e burocrazie impersonali, da meccanismi artificiali, da logiche di produzione e di profitto”. Una “via d’uscita”, pertanto, può essere rappresentata da “ogni parola che ha il coraggio di andare contro corrente, ogni gesto che contraddice gli schemi del pensiero dominante, in fatto di amore, famiglia, vita, cristianesimo, identità e storia, giustizia e pace”.

Per quanto concerne il prossimo sinodo ha dichiarato che sarebbe “grave e fuorviante” ridurlo al problema della comunione ai divorziati risposati. “La famiglia – ha proseguito – non è una questione privata ma pubblica, è un bene non solo per la coppia ma per tutti. Non c’era bisogno di una crisi così grave e perdurante per riconoscere che la famiglia naturale è veramente il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche sociale ed economica”.

Il card. Bagnasco resterà a capo della Cei per il quinquennio di norma, fino al 2017, dopodiché il prossimo presidente verrà scelto sempre dal Papa, ma su una terna di nomi proposti dai vescovi, secondo le nuove norme stabilite lo scorso maggio.

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