“Noi cattolici in Giappone siamo pochi di numero, ma insieme ad altri cristiani, ai fedeli di altre religioni e a coloro in tutto il mondo che vogliono la pace, noi rinnoviamo il nostro impegno a lavorare affinchè la pace diventi una realtà”. Dopo 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II (1962-1965) la Conferenza episcopale del Giappone, consapevole di avere una speciale vocazione in favore della pace, ha pubblicato un messaggio per commemorare i 70 anni dalla fine della II Guerra mondiale: “Il governo coloniale giapponese sulla penisola coreana fino al 1945, così come i vari atti di aggressione contro la Cina e altri Paesi asiatici, ha causato grandi sofferenze e sacrificio tra le popolazioni. La Seconda guerra mondiale è stata una esperienza orribile anche per il popolo giapponese. Iniziata il 10 marzo 1945 con raid aerei sulla città di Tokyo, la guerra è stata condotta con bombardamenti su larga scala che hanno colpito molte città del Giappone. Oltre a diverse vittime nelle truppe giapponesi e straniere durante il combattimento di terra ad Okinawa, anche la popolazione civile ha sofferto molto. Poi alla fine ci sono stati i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945. Queste tragiche vicende hanno portato alla nascita di un desiderio di pace che è stato codificato nella Costituzione del Giappone, approvata nel 1946: essa si basa sulla sovranità del popolo, il ripudio della guerra e il rispetto dei diritti umani fondamentali. In seguito a questa costituzione fondata sulla pace, il Giappone ha lottato per costruire dei legami di fiducia e amicizia con le nazioni dell’Asia”.
“Nella prima metà del XX secolo la Chiesa si è focalizzata sull’esperienza delle due guerre mondiali e sul genocidio contro gli ebrei attuato dalla Germania nazista. Riflettendo su queste tragedie, la Chiesa non può rinchiudersi in se stessa con questioni puramente ‘religiose’. Noi abbiamo capito che i problemi dell’umanità sono i nostri problemi. Iniziando con le seguenti parole, la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, pubblicata alla fine del Concilio vaticano II, rappresenta un chiaro esempio di questa visione”
“A 70 anni dalla guerra il ricordo di essa sta svanendo, insieme ai ricordi del dominio coloniale giapponese e all’aggressione con i suoi crimini contro l’umanità. Ora stanno emergendo richieste di riscrivere la storia di quei tempi, negando cosa è realmente accaduto. Il governo attuale sta provando ad approvare delle leggi che proteggano i segreti di stato, consentano il diritto di auto-difesa collettiva e modifichino l’articolo 9 della Costituzione per consentire l’utilizzo della forza militare all’estero. Allo stesso tempo non possiamo non notare il crescente nazionalismo non solo in Giappone, ma tra i governi degli altri Paesi in quest’area del mondo. Quando nascono delle tensioni tra nazioni, per garantire la stabilità regionale diventa importante un forte impegno a migliorare le relazioni attraverso il dialogo e la negoziazione piuttosto che aumentare l’impegno militare”.
I presuli, in questo momento storico così delicato, soprattutto in Asia, hanno concluso il loro messaggio affermando che “la pace deve sempre essere l’obiettivo: perseguire e proteggere la pace il ogni circostanza. Non ripetiamo gli errori del passato, un passato di violenza e distruzione. Intraprendiamo il sentiero ripido e difficile verso la pace, l’unico sentiero che porta beneficio alla dignità umana, l’unica via che conduce alla vera realizzazione del destino dell’uomo, l’unico cammino per un futuro in cui l’equità, la giustizia e la solidarietà sono realtà e non solo lontani sogni”.