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I vescovi austriaci mettono in guardia dalla mistificazione della “morte dignitosa”

Austria: i vescovi reagiscono alla sentenza della Corte che depenalizza il suicidio assistito. “Uno schiaffo in faccia all’umanità. Proteggere il diritto alla vita”. No alla cultura di morte

Il teologo Paul Zuhlener spiega che “occorre chiarire cosa si intenda per ‘morte dignitosa’ in una cultura della solidarietà e ‘dolore insopportabile’. E in un’epoca di medicina superspecializzata”. La Chiesa austriaca mette in guardia dal rischio che “interessi secondari, come l’onere delle cure o i costi di un morire spesso lento non si infiltrino nell’argomento della autodeterminazione“.morte

Sos cultura di morte

La decisione della Corte costituzionale austriaca di depenalizzare l’assistenza al suicidio ha scatenato aspre critiche nel mondo cattolico, riferisce il Sir. Sarebbe “incostituzionale“, secondo la Corte, vietare ogni forma di assistenza al suicidio. Perché violerebbe il diritto all’autodeterminazione. L’eutanasia resta esclusa. Ma a partire dal 1° gennaio 2022, il suicidio assistito sarà possibile a precise condizioni.morte

Accompagnamento necessario

Non è l’aiuto a morire che serve. Ma l’accompagnamento a chi muore, osserva il cardinale di Vienna Christoph Schönborn. Il porporato prospetta che “ci sarà una pressione sempre maggiore su persone ammalate, stanche e sofferenti. Al punto che si percepiranno come un ostacolo per gli altri”. E vedranno una via d’uscita nel suicidio. La richiesta dei vescovi austriaci al Parlamento è di lavorare ora per contrastare la sentenza. E per ampliare la disponibilità di strutture palliative e per anziani.

Più domande che risposte

Secondo il vescovo di Feldkirchen, monsignor Benno Elbs, la sentenza è “uno schiaffo in faccia all’umanità”. E “solleva più domande che risposte”. Da qui l’appello del presule austriaco: “Proteggiamo il diritto alla vita. E con esso i deboli e i malati tra noi. Oppure mettiamo i paraocchi con il pretesto dell’autodeterminazione. E facciamo della morte e della malattia un tabù sociale?”. Monsignor Josef Marketz (Carinzia) chiede di “fare di tutto per garantire che il minor numero di persone possibile esprima il desiderio di un suicidio assistito. Soprattutto perché un tale desiderio è spesso un grido segreto di aiuto, affetto, vicinanza e compassione”.

 

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