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I ragazzi di oggi “testimoni” della Passione

La Sala Stampa della S. Sede ha diffuso i testi della Via Crucis che si terrà la sera del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal S. Padre. Gli autori, coordinati dal professore Andrea Monda, sono un gruppo di studenti del liceo romano “Pilo Albertelli”: la I stazione è stata scritta da Valerio De Felice; la II da Maria Tagliaferri e Margherita Di Marco; la III da Caterina Benincasa; la IV da Agnese Brunetti; la V da Chiara Mancini; la VI da Cecilia Nardini; la VII da Francesco Porceddu; l'VIII da Sofia Russo; la IX da Chiara Bartolucci; la X da Greta Giglio; l'XI da Greta Sandri; la XII da Dante Monda; la XIII da Flavia De Angelis e la XIV da Marta Croppo.

Testi semplici eppure molto profondi, resi dai ragazzi come se fossero testimoni oculari della tremenda esecuzione di Cristo. Ogni riflessione, che esprime tutta l'interiorità dei giovani autori, comincia con le stesse parole: “Ti vedo, Gesù…“. Gesù umiliato, coronato di spine, caricato della croce. Gesù sofferente, straziato, che incrocia il suo sguardo con la Madre, che cade sotto il peso opprimente del legno su cui verrà inchiodato. Gesù nudo, senza dignità. Fino alla morte. Ma quelle stesse scene, descritte come se i giovani autori fossero personaggi tra gli altri della Gerusalemme di duemila anni fa, vengono allo stesso tempo attualizzate, riportate all'oggi. E così mentre Cristo cade per la prima volta, “a volte pensiamo che avere fede in te significhi non cadere mai nella vita – afferma Caterina – Insieme a te cado anch’io, e con me le mie idee, quelle che avevo su di te: quanto erano fragili!”. Mentre parla alle donne di Gerusalemme, il pensiero va “ad un mondo fatto di giri di parole” scrive Sofia, in cui “una fredda ipocrisia vela e filtra ciò che vogliamo realmente dire; gli ammonimenti si evitano sempre di più, si preferisce lasciare l’altro al proprio destino, non curandosi di sollecitarlo per il suo bene”. Mentre è inchiodato alla croce, “mi guardo intorno – scrive Greta – e vedo occhi fissi sullo schermo del telefono, impegnati sui social network ad inchiodare ogni errore degli altri senza possibilità di perdono. Uomini che, in preda all’ira, urlano di odiarsi per i motivi più futili”.

Testimoni oculari, fino alla deposizione nel sepolcro dove, scrive Marta, “non ti vedo più, Gesù, ora è buio”. Ma con la sicura speranza della Resurrezione: “Vorrei correre lontano, ma dentro di me tu sei; non devo uscire a cercarti, perché alla mia porta tu bussi”.

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