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I passi della Chiesa in Amazzonia: cosa ci aspetta?

Il dono che abbiamo ricevuto ĆØ un fuoco, ĆØ amore bruciante a Dio e ai fratelli. Il fuoco non si alimenta da solo, muore se non ĆØ tenuto in vita, si spegne se la cenere lo copre tanto […].Ā Se a scandireĀ i nostri giorni ĆØ il 'sƬ e sempre fatto cosƬ', il dono svanisce soffocato dalle ceneri e dai timori e della preoccupazione di difendere lo status quo”. In poche parole, pronunciate durante la Messa del Sinodo dei Vescovi per l'Amazzonia il 6 ottobre scorso, Papa Francesco definisce lo slancio missionario contenuto nel cammino rivolto alla regione panamazzonica. Per il PonteficeĀ ĆØ chiaroĀ che in quelle areeĀ dilaniate dal saccheggio del Nord del mondo, si stia giocandoĀ una partita decisiva. Soltanto quest'anno nella foresta brasiliana sono scoppiati 41.858 incendi: l'89% in piĆ¹ rispetto al 2019 e da gennaio a luglio la deforestazione nel Paese ha colpito un'area di 3.700 km quadrati. Sbaglia, perĆ², chi vede nel Sinodo la soluzione a un tema soltanto ecologico – su tutti, nei giorni scorsi si ĆØ levata critica la voce del cardinale Gerhard LudwigĀ MĆ¼ller, prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede, che sulĀ FoglioĀ ha dichiarato: il compito della chiesa “non ĆØ neppure quello di piantare alberi” -. Il Sinodo non ĆØ, dunque, una questione solo di terra, ma ĆØ la questione dell'uomo.

Come si svolgono i lavori

Il percorso sinodale ĆØ composto dalleĀ Congregazioni generali, a cui si alternano iĀ Circoli minori, dodici gruppi ristretti divisi per lingua: cinque per lo spagnolo, quattro per il portoghese, due per l'italiano e uno per il francese. Dopo la condivisione dei documenti, da oggi inizia la redazione del documento finale redatto dallaĀ Commissione del Sinodo. Questa ĆØ presieduta dalĀ Relatore generale del Sinodo, il cardinale Claudio Hummes, il presidente della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), che ha definito il Sinodo “un tavolo cheĀ DioĀ ha imbadito per i suoiĀ poveriĀ a cui ci chiede di servire”. Oltre al Relatore generale, la Commissione ĆØ composta dalĀ cardinale Lorenzo Baldisseri (Segretario generale del Sinodo dei vescovi), il pro-segretario Mario Grech,Ā ilĀ cardinale Micheal Czerny,Ā il vescovo di Puerto Maldonado, David MartĆ­nez de Aguirre, eletti comeĀ segretari speciali. Vi si aggiungonoĀ il brasiliano MĆ”rio da Silva, vescovo di Boa Vista, il peruviano HĆ©ctor Miguel Cabrejo, arcivescovo di Trujillo e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), il colombiano Nelson Cardona, vescovo di San JosĆ© del Guaviare, il boliviano Sergio Gualberti Calandrina, vescovo di Santa Cruz de la Sierra, a cui si sono aggiunti martedƬ scorsoĀ il cardinale Christoph Schƶnborn, arcivescovo di Vienna, Marcelo SĆ”nchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia per le scienze sociali, Edmundo Valenzuela, arcivescovo di AsunciĆ³n eĀ padre Rossano Sala, docente della Pontificia universitĆ  salesiana. La Commissione del SinodoĀ ha il compito di redigere la bozza del testo che sarĆ  presentata oggi nell'Assemblea sinodale per consentire la discussione di alcuni punti,Ā eventuali integrazioni o modifiche. Alla fine del processo di questa settimana, il documento sarĆ  sottoposto al Pontefice.Ā Il documento non ha valore decisionale: solo ilĀ Papa potrĆ  scegliereĀ se adottarlo tutto o in parte, modificarlo oĀ cogliere spunti per redigere la suaĀ esortazione post-sinodale.Ā 

Lo spirito del Sinodo

La questione amazzonica sollevata dal Sinodo ĆØ molto complessa e trovare un'unitĆ  non ĆØ semplice, a partire da un'analisi geografica. Se si guarda alla mappa della regione della Panamazzonica, s'intersecano ben nove Paesi con tradizioni e culture differenti. Andando a fondo della questione, i fattori che entrano in gioco sono sociali, politici edĀ ecologici. A una prima analisi, questa complessitĆ  puĆ² spaventare. Il Sinodo voluto da Papa Francesco, al contrario, rivela il vizio di fondo di un tale approccio settoriale, che vuole dividere i temi in compartimenti stagni. Tutti questi elementi, al contrario, acquistano una loro unitĆ  se letti alla luce del Vangelo. Lo aveva giĆ  affermato, poco tempo fa,Ā il cardinale Claudio Hummes in un'intervista a padre Antonio Spadaro, direttore deĀ La CiviltĆ  Cattolica: “Oggi si parla molto dellā€™unitĆ  della Chiesa. ƈ fondamentale, importantissima. PerĆ², deve intendersi come unitĆ  che accoglie la diversitĆ , secondo il modello della Santissima TrinitĆ . CioĆØ, ĆØ altrettanto necessario evidenziare che lā€™unitĆ  non puĆ² mai distruggere la diversitĆ . Il Sinodo, in concreto, accentua la diversitĆ  allā€™interno di quella grande unitĆ . La diversitĆ  ĆØ la ricchezza dell'unitĆ , la preserva dal farsi uniformitĆ , dal fornire giustificazioni al controllo”. A differenza dello spirito mondano, l'analisi della questione panamazzonica da parte della Chiesa accentua, al contrario, laĀ diversitĆ Ā propria dell'uomo. Sono illuminanti, a tale proposito, le parole pronunciate daĀ Papa Francesco aiĀ vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina ricevuti in udienza lo scorso 2 settembre: “IlĀ Sinodo non ĆØ un Parlamento! Si devono dire le cose, discutere come si fa in Parlamento, ma non ĆØ un Parlamento. Sinodo non ĆØ un mettersi dā€™accordo come nella politica: io ti do questo, tu mi dai questo. No. Sinodo non ĆØ fare inchieste sociologiche, come qualcuno crede […].Ā Voi certo dovete sapere cosa pensano i vostri laici, ma non ĆØ un'inchiesta, ĆØ unā€™altra cosa. Se non c'ĆØĀ lo Spirito Santo, non c'ĆØ Sinodo. Se non ĆØ presente lo Spirito Santo, non cā€™ĆØ sinodalitĆ “. I padri sinodali riferiscono che, al termine di ciascun intervento, Papa Francesco ha predisposto qualche minuto di silenzio per ascoltare lo Spirito Santo. Nel discorso di apertura del Sinodo, egli stesso ha detto: “Veniamo a contemplare”. C'ĆØ, dunque, una dimensione dell'ascoltoĀ che coincide con laĀ contemplazione: “Il punto di partenza di questo cammino sinodaleĀ sonoĀ l'ascolto e la contemplazione, cioĆØĀ ascoltare leĀ voci dei popoli indigeni perchĆ©Ā siano conosciute nella sofferenza, ma ancheĀ nella bellezza di quanto si vive – ha detto a In TerrisĀ padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l'Informazione del SinodoĀ . SeĀ si vuole camminare insieme il punto di partenza ĆØ questo: ascoltare, cioĆØĀ mettersi in discussione ed essere disponibili a cambiare”.

Un volto indigeno

“Partiamo da unĀ situazione di sfruttamento tanto delle persone quanto dell'ambiente – ricorda padre Costa -. Come Chiesa, dunque, anche sulla base dell'enciclicaĀ Laudato si',Ā siamo chiamati a dare un contributo e a chiederci:Ā quali cammini siamo portati a fareĀ per un'ecologia integrale, ambientale, sociale e spirituale?”.Ā L'evangelizzazioneĀ della Chiesa a trazione francescanaĀ non si orienta versoĀ una “pastorale di mantenimento” perchĆ© gli uomini a cui si rivolge hanno giĆ  conosciuto la Parola. Il passo successivo ĆØ, piuttosto, un processo di inculturazione. ƈ bene ricordare che Papa Francesco si forma nellaĀ “teologia del popolo” edĀ ha avuto nell'intellettuale cattolicoĀ Alberto Methol FerrĆ© uno dei suoi piĆ¹ autorevoli maestri: la lente per leggere la “Chiesa dal volto indigeno” voluta dal Papa, dunque, ĆØ strettamente legata a una visione della persona umana nel suo essere comunitĆ  verso il bene comune: “Non serve un progetto di pochi e per pochi, di una minoranza illuminata o di testimoni, che si appropria di un senso collettivo. Si tratta di unĀ accordo sul vivere insieme” scriveva Bergoglio, allora cardinale, il 4 marzo 2010. “Una Chiesa dal volto indigeno ĆØ capaceĀ di fecondare con il messaggio del Vangelo la vita,Ā i riti, le immagini, le culture, le modalitĆ  di relazione – specifica padre Giacomo Costa -. Prendiamo, per esempio, il cosiddettoĀ buen vivir, il ben vivere, l'atteggiamento cioĆØ di chi sta in relazione con l'ambiente, gli altri, con Dio. Tutto questoĀ puĆ² essere riconosciuto con unĀ dialogo tra culture. ƈ, perĆ², necessario uscire dagli stereotipi […]. AhimĆØ, il nostro presupposto occidentale ci fa spesso vedere gli indigeni dall'alto verso il basso, con disprezzo”. L'atteggiamento di “superioritĆ ” del mondo altro rispetto alle culture indigene si declina nelloĀ sfruttamento delle risorse dell'ecoregioneĀ a cui gli Stati hanno diritto in funzione di un loro presunto sviluppo. Come scrive padreĀ Arturo PerazaĀ suĀ La CiviltĆ  Cattolica, queste nazioni “vedono l'Amazzonia come una sorta diĀ terra nullius, perchĆ© non considerano sue effettive proprietarie le popolazioni che da millenni conducono la loro esistenza in quel territorio”. CiĆ² che stimola il Sinodo, dunque, sottolinea padre Giacomo Costa, ĆØ una “presa di coscienza delĀ nostro colonialismoĀ Ā e della nostraĀ mentalitĆ  di sfruttamentoĀ per renderci responsabili di fronte al nostro atteggiamento. In questo senso, il Sinodo ci coinvolge completamente”.

Il ruolo della donna

Fra le proposte emerse nelle relazioni dei Circoli minoriĀ v'ĆØ anche quella sul diaconato femminile. Il Circolo italiano A, per esempio, ha proposto di conferire ilĀ ministero del lettorato e accolitato a donne adeguatamente formate. Il tema, che ha suscitato reazioni piĆ¹ diverse a testimonianza di una pluralitĆ  insita nella natura del cammino sinodale, parte da una consapevolezza: la donna ĆØ centrale nella regione Amazzonica, dalle religiose alle laiche alle native: “Il volto della ChiesaĀ in Amazzonia ĆØ unĀ volto di donna” ha dichiarato aĀ InĀ TerrisĀ suorĀ Daniela Adriana Cannavina, segretaria dellaĀ ConfederaciĆ³n Latinoamericana e CaribeƱa de Religiosas: “nella regione, le donne lavorano, coordinano la vita della comunitĆ , condividono la loro attivitĆ  con i nativi – ha aggiunto -. Il tema del diaconato femminile ĆØ ancora 'caldo' e implica un discernimento che non puĆ² esaurirsi ora, ma ĆØ un processo profondo. Al Sinodo va, perĆ², il merito diĀ aver posto il punto, questo ĆØ importante” ha detto.Ā 

I viri probati

Un tema che, fra i tanti, ha acceso il dibattito dell'opinione pubblica riguardaĀ i cosiddettiĀ viri probati. Si tratterebbe dell'eventualitĆ  di ordinare al sacerdozio uomini anziani, preferibilmente indigeni, sposati eĀ rispettati ed accettati dalla loro comunitĆ . La questione deiĀ viri probatiĀ ĆØ stata presentata per permettere alle comunitĆ  indigene di ricevere l'Eucaristia piĆ¹ di frequente. Sebbene l'espressione non sia neppure menzionata nell'Instrumentum laboris, i documenti relativi ai lavori dei circoli minori hanno posto attenzione sul tema. PoichĆ© la prospettiva di un Sinodo ĆØ sempre universale, c'ĆØ chi ha proposto unĀ Sinodo sul celibato sacerdotale. GiĆ  due anni dopo la sua elezione, Papa Francesco aveva ascoltatoĀ vescovo di origine austriacaĀ Erwin KraĆ¼tler, a capo della prelatura diĀ Xingu, in Brasile, relativamente alla condizioni dei suoi 700.000 fedeli con soloĀ 27 sacerdotiĀ presenti. La questione ĆØ tornata alla ribalta anche nel Sinodo, con diversi prelati che hanno mostrato la mancanza di preti in diocesi spesso grandi laĀ metĆ  dell'Italia. Il celibato ĆØ, comunque, unaĀ disciplina canonica, imposta a partire dal 1100.Ā Si tratterĆ  di capire se sarĆ  un tema su cui il Pontefice esprimerĆ  una posizione netta oppure dovrĆ  mettersi in ascolto per una soluzione differente. Va, comunque, ribadito che in sede d Concilio si ĆØ voluto accentare il carattere diĀ preziositĆ  del celibato, che non toglie, ma arricchisce il ministero del presbiteratoĀ e la sua attivitĆ  evangelizzatrice.

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