Chiesa Cattolica

Arcivescovo di Trento: “In ogni guerra c’è la nostra firma”

In ogni guerra c’è anche la nostra griffe. Per immaginare possibilità di paceè fondamentale bonificare le relazioni. Accogliere le diversità. Gioire per la presenza degli altri“, afferma l’arcivescovo di Trento. Aggiunge monsignor Lauro Tisi: “Disarmare le nostre relazioni non è la classica goccia nel mare. E’ invece la concreta possibilità per ognuno di noi di offrire il proprio contributo. Per tornare ad immaginare l’umanità come la casa comune di donne e uomini che si riconoscono sorelle e fratelli“.
Tartu 06/04/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image ONLY ITALY

Stop alla guerra

In occasione del primo anniversario della guerra in Ucraina è stata organizzata una marcia della pace nella diocesi di Trento. Vi hanno preso parte molti fedeli della comunità greco-cattolica ucraina. Esponenti delle altre confessioni cristiane presenti in regione. E numerosi rappresentanti dell’associazionismo cattolico e del mondo laico. l’invito della diocesi alla preghiera per la pace è stato accolto in un’ottica di impegno ecumenico. L’arcivescovo ha rammentato la “smemoratezza dell’Europa“. Convinta che la guerra “non avrebbe più riguardato il nostro continente” . Il presule ha sottolineato che il conflitto in atto fa emergere un’amara considerazione. “Che con la guerra tutto è perduto era più un mantra ideologico che una profonda convinzione“.

La preghiera cambia la storia

“C’è una  sapienza che i dominatori di questo mondo non conoscono- ha evidenziato l’arcivescovo di Trento-. E’ la sapienza del Cristo Crocifisso che dice a noi: imparate da me, perdonate, accogliete, fate pace“. Ciò avvalora “il ricorso pieno di fiducia alla preghiera”. Per invocare il dono della pace, come indicato dal Vangelo stesso. La preghiera cambia la storia. Non perdiamo l’occasione di prendere sul serio l’inaudita forza della preghiera che per i potenti del mondo è debolezza. Purtroppo è tale a volte anche per noi cristiani”. Ne deriva l’invito ecumenico a pregare “per togliere le guerre che ci abitano“. E perché “il sordo rumore delle armi possa lasciare presto spazio al dialogo e alla riconciliazione”.
Giacomo Galeazzi

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