Nella città indiana di Ayodhya è salita la tensione dopo che migliaia di nazionalisti indù sono scesi ieri in piazza per chiedere la costruzione di un tempio in un luogo dove un tempo sorgeva una moschea del XVI secolo.
La paura
La mobilitazione dei manifestanti, organizzata dal partito estremista Vishwa Hindu Parishad, è stata vissuta con preoccupazione dalla comunità islamica locale ed ha costretto le forze di polizia ad aumentare le misure di sicurezza anche con il supporto dei droni. I mussulmani di Ayodhya temono il ripetersi dell'ondata di violenza che si verificò nel 1992 quando i militanti indù distrussero la storica moschea Babri risalente al XVI secolo. L'abbattimento dell'edificio provocò rivolte su scala nazionale causando la morte di circa 2.000 persone. La disputa tra i residenti islamici e induisti è proseguita negli anni: I primi chiedono la ricostruzione di una moschea, i secondi vorrebbero invece l'erezione di un tempio dedicato alla divinità Rama che, secondo loro, sarebbe nata proprio lì.
La fuga
Tasleem Rahmani, presidente del Consiglio politico musulmano con sede a Nuova Delhi, ha confermato il sentimento di terrore che prevale nella sua comunità dopo la manifestazione di ieri: “C'è un'atmosfera di paura tra i musulmani. Abbiamo ricevuto notizie secondo cui i mussulmani stanno migrando in gran numero dalla città e dai villaggi adiacenti “. Secondo Rahmani, la ripresa della rivendicazione della costruzione del tempio al posto della moschea abbattuta si dovrebbe collegare alle imminenti elezioni politiche. I dimostranti indù si aspettano che il governo inizi i lavori già a dicembre. Molte famiglie mussulmane hanno già abbandonato in attesa di tornare quando le manifestazioni di questi giorni saranno finite. “Molti dei miei vicini musulmani, che erano qui fino a pochi giorni fa, sono ora partiti, o dai loro parenti o temporaneamente spostati altrove da Ayodhya”, ha detto Nisha all'agenzia “Ndtv”, una residente locale, indicando una casa sbarrata nel suo quartiere nel centro cittadino.