Un’ondata di proteste ha invaso l’India dopo le dichiarazioni del leader del gruppo paramilitare Rashtriya Swayamsevak Sangh, che in occasione dell’inaugurazione di un orfanotrofio a Bharatpur, ha accusato Madre Teresa di Calcutta di “aver servito i poveri con l’obiettivo di convertirli. Avrà fatto pure del bene ma con lo scopo di far diventare le persone cristiane”. Una frase che ha scatenato l’ira e le reazioni di persone di ogni fede ed estrazione sociale.
Il primo a rispondere a tono è stato John Dayal, segretario generale dell’All India Christian Council e membro del National Integration Council: “Le parole di Mohan Bhagwat su Madre Teresa sono meschine, condannabili e più che oltraggiose. Ogni persona sana in India le ha ripudiate”. Sajan George, il presidente del Global Council of Indian Christians ha sottolineato che “i più poveri tra i poveri la consideravano una santa. Insieme alle sue Missionarie della Carità ha fondato in tutto il mondo case per bisognosi, malati, orfani, anziani, lebbrosi, disabili, affamati e vittime di Hiv/Aids. Lei vedeva la bellezza in tutti questi individui abbandonati, emarginati e morenti”.
Inoltre Sajan ha ricordato come la beata di Calcutta abbia sempre incoraggiato “quelli che venivano da lei ad essere bravi indù, musulmani, cristiani o sikh. Questo commento blasfemo sulla beata, una santa amata e venerata da milioni di persone di ogni casta, credo e nazionalità, rivela la natura divisiva e pericolosa di Mohan Bhagwat”.
John Doyal ha infine evidenziato il contesto in cui le parole di Bhagwat sono state pronunciate. Il leader del gruppo paramilitare indù ha parlato ad una settimana dal tanto acclamato, e al contempo criticato discorso del Primo ministro Narendra Modi sulla difesa della libertà religiosa, un intervento in cui si sponsorizza un governo che darà rispetto a tutte le religioni ma che suscita i dubbi di molti fedeli.