Oltre 500 imam pachistani hanno firmato la Dichiarazione di Islamabad contro il terrorismo, le violenze compiute in nome della religioni e gli editti – le “fatwa” – emanati dagli ulema radicali. L'evento ha importanza storica per la libertaà religiosa e i diritti delle minoranze. Il documento, infatti, riconosce che il Pakistan è un Paese multietnico e multireligioso.
Cosa contiene il documento
Come riporta l'Osservatore Romano, la Dichiarazione firmata dagli imam si compone di sette punti e contiene elementi rilevanti per la libertà religiosa.
- Il primo punto condanna apertamente fli omicidi compiuti “con il pretesto della religione”, affermando che tutto questo è “contro gli insegnamenti dell'ISlam”.
- Nessun leader religioso ha il diritto di criticare i profeti e “nessuna setta islamica deve essere dichiarata infedele”.
- Nessun musulmano o non, può essere dichiarato “meritevole” di essere ucciso tramite sentenze pronunciate al di fuori dei tribunali. I fedeli di ogni religione hanno il diritto costituzionale di vivere nel Paese in base alle proprie norme culturali e dottrinali.
- Ogni congregazione, previa autorizzazione dalle amministrazioni locali, ha il diritto di organizzarsi in maniera autonoma.
- E' vietato pubblicare materiale – come libri, opuscoli, video o audio – che incita all'odio religioso.
- Al punto sei viene sottolineato che è “responsabilità del governo proteggere la vita e le proprietà dei non musulmani che vivono in Pakistan.Il governo deve trattare con fermezza gli elementi che minacciano i luoghi sacri dei non musulmani reisdenti in Pakistan”.
- L'ultimo punto, ribadisce l'importanza di applicare il Piano d'azione nazionale nella lotta al fondamentalismo. Per contrastare le violenze, i predicatori islamici hanno decretato il 2019 come l’anno dedicato a “sradicare il terrorismo, l’estremismo e la violenza settaria dal paese”. I leader religiosi deplorano anche le fatwa contro i servitori dello stato e affermano che “tutti i non musulmani residenti in Pakistan hanno propri diritti e il governo deve assicurare i diritti fondamentali delle minoranze”.
Il documento contiene anche un riferimento su Asia Masih, meglio conosciuta come Asia Bibi, la madre cristiana condannata a morte e assolta dall’accusa di blasfemia dopo nove anni passati in prigione: il suo caso, per il quale gli islamici radicali hanno ottenuto una revisione, deve essere affrontato, viene detto, con assoluta “priorità”.