Esiste un Islam moderato? La domanda rimbalza sui media almeno da un decennio. L’11 settembre e tutto quel che ne è seguito hanno sollevato la questione mostrando tante (troppe) realtà del mondo musulmano in cui il fanatismo la fa da padrone. Per molti occidentali i fedeli di Maometto rappresentano una summa di tutte le malvagità possibili. Spesso si ignora che non è la religione a ordinare di compiere il male ma la distorta (e opportunistica) interpretazione di alcuni passi poco chiari dei testi sacri. Ma allargando gli orizzonti si può scoprire che parlare o ragionare per assoluti è un errore, capace a sua volta di dare luogo a xenofobia e discriminazioni.
Non tutta la società islamiche fanno proprie le regole della Sharia, ci sono realtà in cui la tolleranza è ancora un valore. Come il Marocco, indicato dall’Istituto statunitense Kistone come “un esempio avendo le autorità locali favorito la convivenza tra le religioni”. Nel paese africanosi registra, infatti, dei principi di accettazione dell’altro, che rappresenta il principio fondante dell’Islam moderato”. Secondo gli analisti il merito di questa situazione è della monarchia locale la quale “ha fatto si che si sviluppasse nel paese la cultura della tolleranza e in particolare del re Hasan II per il quale il Marocco fosse un paese con le radici in Africa ma con i suoi rami in Europa”.