Papa Francesco, in apertura del Triduo Pasquale, si recherà nella Casa di reclusione di Paliano, giovedì 13 aprile, per celebrare la Messa in “Coena Domini”, con il rito della lavanda dei piedi ad alcuni detenuti. Il cappellano del carcere, don Luigi Paoletti, ai microfoni di Radio Vaticana si è detto commosso: “I detenuti me lo chiedevano insistentemente da anni, che il Papa andasse da loro! Hanno scritto tante volte, lo desideravano veramente con un’immensa gioia. Penso che l’accoglienza sarà veramente straordinaria anche perché sono innamorati di questo Papa e vorrebbero da lui una parola di conforto per loro e per i loro familiari”.
Un Papa affascinante
Don Luigi ha sottolineato quanto i detenuti sentano vicino Bergoglio: “Loro lo sentono vicino per il fascino che riesce ad emanare, soprattutto nella sua compassione per chi soffre, per chi ha sbagliato, per chi è caduto e chi ha soprattutto il coraggio di rialzarsi. E la maggioranza, almeno dalla mia esperienza, ha intrapreso un cammino abbastanza lento, lungo, faticoso, ma c’è questa esigenza, questo senso di misericordia, di amore, di attenzione, di accoglienza che qualcuno veramente e umanamente si interessi anche alla loro situazione, questo dà loro tanta speranza”.
Il carcere di Paliano
Nel carcere di Paliano non ci sono solo italiani: “Vi è un reparto dedicato ai malati di tubercolosi, il sanatorio: la maggioranza sono stranieri, ci sono anche italiani che hanno contratto questa malattia – aggiunge don Luigi – e noi lo sappiamo attraverso disagi, quindi sono anche persone con tantissime difficoltà. Poi, c’è un bel gruppo, oltre 50, che sta scontando pene abbastanza lunghe: sono quasi tutti collaboratori di giustizia, quindi con pene molto lunghe. Poi c’è un reparto delle donne, che sono 4 al momento”. In tutto ci sono circa 60-70, ma qui le presenze sono in continua evoluzione in quanto i detenuti si alternano, cambiano ma il numero è sempre questo: una cinquantina gli uomini, poi altri 10-15 nel sanatorio e 5, 6, 7 donne”.