La Chiesa giapponese celebra i 150 anni dalla scoperta dei “cristiani nascosti” quando, dopo una feroce e lunga persecuzione iniziata nel 1600, uscirono dalle catacombe riacquistando la libertà religiosa. “E’ un appuntamento che si celebra soprattutto a Nagasaki, dove è avvenuta questa scoperta degli antichi cristiani; il giorno esatto sarebbe il 17 marzo. La Chiesa in Giappone ricorda ogni anno questa scoperta, è un segno di come le radici della fede cristiane siano profonde in Giappone” afferma padre Mario Bianchin, missionario in Giappone. Dopo l’espulsione di tutti i sacerdoti dal Paese, furono i laici a trasmettere in modo clandestino la fede, battezzando i propri figli a rischio della vita.
Per quanto riguarda il dialogo interreligioso: “I cattolici in Giappone – ha continuato padre Bianchin – non hanno difficoltà di nessun tipo nei confronti delle altre religioni. Forse non c’è ancora un grande entusiasmo nel far crescere queste relazioni, questo dialogo. Si sente che manca la preparazione per questo. Le varie comunità, soprattutto buddiste, sono coinvolte nel dialogo che la Chiesa auspica e promuove. Sono presenti delle attività della Chiesa durante tutto l’anno”.
“Qui in Giappone sono pochi quelli che provengono da famiglie cristiane e perciò i cristiani generalmente si sentono impegnati nella fede che hanno scelto. Le comunità si sentono impegnate con la loro identità di Chiesa cattolica. Ma c’è ancora un grande cammino da fare. Si tratta, comunque, di una popolazione cattolica di una certa qualità. Ci sono due tradizioni in Giappone per quanto riguarda la Chiesa cattolica: una tradizione che si rifà alla prima evangelizzazione del Paese ai tempi di San Francesco Saverio e fa riferimento alla scoperta degli antichi cristiani e l’altra, invece, che è successiva, risale al periodo della modernizzazione, quando il Paese iniziò e cercò di imitare i Paesi sviluppati dell’Europa e dell’America. In quel periodo iniziò la seconda evangelizzazione del Giappone, circa 150 anni fa. Queste due correnti sono ancora visibili e costruiscono un po’ la base dell’identità della Chiesa in Giappone.” spiega il missionario.